Il gatto venuto dall’inferno di Lynne Truss
“Bizzarra” è proprio l’aggettivo adatto per descrivere la storia d’amore e di morte che vede per protagonista Roger, sulla quale si basa la trama de Il gatto venuto dall’inferno, ultimo romanzo di Lynne Truss.
Cominciamo dal principio: Roger è un gatto. Ma c’è di più: Roger è un gatto parlante, e soprattutto pensante. Ed è proprio grazie ai suoi racconti, malamente raccolti da uno stupido ragazzo di nome Wiggy, che veniamo a conoscenza del modo in cui Roger ha passato le fatidiche sette vite feline. Ma come mai Roger sente l’esigenza di affidare a qualcuno le sue memorie? Cosa c’entra quel Wiggy con lui e con la sua storia? Gli stessi interrogativi attanagliano la mente di Alec, bibliotecario appena rimasto vedovo della moglie Mary, il quale viene a conoscenza dell’esistenza di Roger tramite una mail inviatagli da un lontano conoscente. Alec trova nelle vicende di quel gatto fino ad allora sconosciuto un nuovo antidoto contro la solitudine incombente, e alla fine giungerà alla sconvolgente conclusione che esse lo riguardano più da vicino di quanto avesse mai potuto immaginare.
Un insolito giallo
Esiste un filo invisibile che lega tutti i personaggi che compaiono nel libro, e compito del lettore è dipanare la matassa che li avvolge per capire dove stia la verità. Il romanzo si configura dunque come un insolito giallo, un processo investigativo su un crimine che coinvolge uomini, donne e animali, in un intreccio che sembra divenire sempre più fitto man mano che le pagine scorrono e gli avvenimenti si evolvono.
La narrazione resta sempre in bilico tra il realistico e il fantasy, perché se da un lato gli accadimenti sono del tutto verosimili, il fatto che più personaggi abbiano quattro zampe, coda e baffi rende il tutto decisamente surreale. Tuttavia, le differenze percepite sono solo a livello fisico: dal punto di vista della personalità, tutti sono dotati delle medesime capacità intellettive e di pari acume.
Una lettura veloce e “very British”
La trama elaborata da Lynne Truss è molto particolare. L’idea di far dialogare umani e animali non è stata utilizzata frequentemente in letteratura, per cui Il gatto venuto dall’inferno ha il privilegio di attrarre per la sua originalità. Eppure, a mio parere, manca qualcosa nel processo che porta la trama a prendere forma sulla carta stampata.
La storia di Roger viene illustrata tramite una molteplicità di forme narrative e soprattutto di punti di vista: trascrizione di dialoghi, documenti redatti da Wiggy, opinioni di Alec, la presunta verità di Roger stesso. E il lettore rischia di perdersi in questa marea di informazioni, non capendo bene i filtri da applicare per ciascuna voce narrante e quindi non comprendendo quali siano da considerarsi attendibili e quali no.
L’incalzante ritmo al quale vengono condotte le indagini sul mistero di Roger rende il romanzo estremamente scorrevole, tanto che quasi senza rendersene conto si arriva all’ultima pagina. Ma molti dei passaggi che durante la lettura perdevano di nitidezza, ai quali il lettore pensava di dare una risposta prima delle fine del libro, non vengono chiariti. Si arriva quindi presto a una conclusione, ma a scapito della precisione e della limpidezza narrativa.
Nella sinossi, Il gatto venuto dall’inferno è definito una “novella di fantasmi piena d’ironia”. Se state pensando a una storia comica, ricca di personaggi buffi e aneddoti divertenti… No. Siete fuori strada. Si tratta piuttosto di un racconto intrisa del tipico humour inglese, fatto di sorrisini più che di risate; non propriamente un libro “pieno d’ironia” quindi, ma comunque una storia originale, con un protagonista decisamente fuori dal comune.