La donna di Villamare di Giuseppe Baiocco
La trama
Antonio è un uomo di mezza età alle prese con un difficile momento della sua vita: il divorzio dalla moglie Francesca. Lui stesso ci racconta di come reagisce a quest’avvenimento, facendosi voce narrante oltre che protagonista della sua stessa storia. Decide di recarsi sulla riviera romagnola, precisamente nel paesino di Villamare, luogo che frequentava spesso nelle estati passate insieme all’ex-moglie.
Qui dovrà fare i conti con il tempo che passa, che è passato, e che gli restituisce due figure conosciute tanto tempo fa ma completamente diverse rispetto a come le conservava nei suoi ricordi: la prima, Martina, una donna colta, che suscita la sua attrazione; e la seconda, Noemi, non più bambina ma ragazza che subisce il fascino dell’uomo maturo. Nel contesto di quello che sembra delinearsi come un perfetto menage à trois, Antonio riscopre in realtà l’amore, riuscendo finalmente a sfocare il ricordo di Francesca grazie ai nuovi sentimenti che prova per Martina.
E sarà proprio questa donna, bella, ironica e intelligente, che lo inizierà ad una “corrispondenza d’amorosi sensi”, facendogli conoscere anche l’aspetto più irrazionale di quel sentimento che porterà Antonio proprio dove non si sarebbe mai aspettato di arrivare.
L’autore
Giuseppe Baiocco nasce nel 1951 a Montefano, paese dove tutt’ora risiede. Già sui banchi di scuola inizia ad interessarsi alla letteratura, che insieme alla fotografia resta ancora oggi una delle sue principali passioni. Inizialmente predilige la forma espressiva della poesia, identificando in Salvatore Quasimodo il suo autore preferito; la scrittura in versi accompagna i momenti principali della sua giovinezza, in particolare quelli legati agli innamoramenti. Dopo i trent’anni, invece, sente il bisogno di avvicinarsi a una forma di scrittura più razionale, cioè la prosa.
Si allontana quindi da quel “vivere balenando in burrasca” che è per lui la poesia e inizia a scrivere racconti; questo gli permette di combinare quell’istinto che dava forma alle sue emozioni allo stato nascente con una narrazione più ragionata ed elaborata.
Nel frattempo, consegue la laurea in medicina, si specializza in Anestesiologia e Psichiatria, e successivamente consegue anche l’abilitazione ospedaliera in Neurologia. Inizia così la sua carriera da neurofisiologo psichiatrico, condotta prevalentemente in ospedale; ad oggi, ha all’attivo oltre quindici pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali.
Non abbandona comunque la sua passione per la scrittura: nel 1986 pubblica il volume di poesie Aretusa; segue nel 2002 Storie di Borgo e di Bottega – scampoli di vita nostrana tra storia e costume, frutto di una lunga ricerca sulla memoria del suo paese, nonché di un confronto diretto con i suoi compaesani più vissuti.
La donna di Villamare, edito nel 2014, costituisce quindi la sua terza pubblicazione in ordine temporale, seppur sia la prima vera e propria opera scritta sotto forma di romanzo, nel senso più classico del termine. Al momento l’autore sta lavorando ad un saggio intitolato Dal cervello al verso, il quale si propone l’ambizioso obiettivo di giungere ad identificare quei meccanismi neurologici che portano la “materia grigia” ad elaborare componimenti in versi. Un perfetto connubio quindi tra la sua occupazione principale di neurofisiologo, cessata circa tre anni fa, e la sua passione, mai sopita, per la letteratura.
Lo stile
La donna di Villamare è un romanzo che offre due piani di lettura: uno prettamente narrativo, incentrato sulla storia d’amore vissuta dal protagonista, e uno più filosofico, avente per oggetto quell’idea di “pensiero a priori” che troppo spesso condiziona il nostro mondo di affetti e conoscenza. L’autore cerca di dimostrare l’infondatezza di questo modo di pensare fuorviante, dal quale scaturisce una rappresentazione adolescenziale dell’innamoramento visto come condizione idilliaca, che tuttavia spesso si infrange nel confronto con la realtà, conducendo da un’altra parte rispetto a dove si crede di andare in una relazione. Tramite l’incontro tra Antonio e Martina comprendiamo come l’amore non possa restare semplicemente un sentimento confinato all’Io degli innamorati, ma debba necessariamente includere l’altro, ed attuare quella “corrispondenza d’amorosi sensi” che scaturisce solo in seguito all’acquisizione di una pienezza cognitiva degli affetti.
La donna alla quale fa riferimento il titolo del romanzo scopriamo essere, durante la lettura, proprio Martina, quella novella Beatrice che conduce il protagonista verso la presa di coscienza dei propri sentimenti. Inizialmente il titolo non faceva alcun riferimento a questa figura: esso consisteva nella semplice parola “Villamare”, in quanto l’autore era alla ricerca di un’espressione secca e poco pomposa, quanto più vicina possibile alle vicende narrate nel libro. In seguito tuttavia lo stesso Baiocco ha deciso di cambiare l’intestazione del romanzo in “La donna di Villamare”, convinto che esso conferisse un’aura di maggiore mistero alla storia, nonché allo stesso personaggio di Martina, figura chiave emblematica di tutta la vicenda.
Se Martina, insieme ad Antonio, costituisce probabilmente la personalità più forte del romanzo, le altre figure che compaiono sullo sfondo non sono da meno. In ognuna di esse l’autore ha inserito una “parte scissa” di se stesso, tanto che egli stesso si definisce la somma di tutti i personaggi che compaiono nel suo libro. Scrive Baiocco già nella Prefazione: “Tutti i personaggi sono immaginari, solo i fantasmi inconsci sono veri”. Come a dire che nonostante la storia sia del tutto inventata, i rimandi alla realtà ci sono sempre, ma si tratta di una realtà estremamente personale, espressione del mondo interiore dell’autore stesso.
Ne emerge che il lettore ideale per La donna di Villamare sia quello che non si accontenta di una semplice storia scritta nero su bianco, ma che sappia e voglia vedere oltre, riflettendo al di là del contenuto della storia in sé.
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Giugno 9, 2015
Non è una banale storia d’amore,scava nelle sensazioni più intime che vanno oltre l’innamoramento e invadono tutto l’essere in un periodo della vita che è probabilmente quello più consapevole e ricco dell’esistenza.