Intervista a Maurizio De Giovanni
Mercoledì 11 Febbraio Maurizio De Giovanni è stato ospite della Biblioteca “Lettori pazienti” dell’Ospedale Lotti di Pontedera, in provincia di Pisa; ha presentato il suo ultimo romanzo Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone. Dell’intervista fatta da Silvia Bellucci, riportiamo i contenuti titolandoli nell’ordine con cui sono stati discussi.
BIBLIOTECHE
Gli editori non le amano perché nelle biblioteche i libri non si vendono, si prestano. A me piacciono, altrimenti non sarei qui, perché le considero un veicolo importante di diffusione ed è lì che trovi i veri lettori ed io, prima di essere uno scrittore, sono stato un lettore e non l’ho dimenticato.
LA LETTURA
Un viaggio che può anche essere una necessità.
I CRITICI LETTERARI
Ciò che dicono mi interessa il giusto, il mio obiettivo e il mio specchio sono i lettori. Non cambierei un lettore nemmeno con un critico dal quale potrebbe dipendere la vincita di un importante premio letterario.
I PREMI LETTERARI
Non vedrete mai un giallista vincere lo “Strega”, è un genere considerato inferiore, lontano dalla grande e vera letteratura, nonostante abbiano scritto romanzi gialli autori come Simenon, Sciascia. Se vi chiedessi di dirmi quale sia il primo romanzo di Eco che vi viene in mente mi direste proprio quello lì… ed era un giallo.
I PERSONAGGI
Ne racconto le storie, di ognuno faccio una persona con la SUA storia, mi rifiuto di trattarli come sagome di cartone, anche a costo di avere brutte o strane sorprese. Mi spiego: invento un personaggio, principale o secondario che sia, e poi lo lascio libero o libera di muoversi come si “sente” di fare. Deve esserci un margine fra lo scrittore ed i suoi personaggi, dargli un’identità ed io non pretendo di scrivere solo e sempre di me stesso, sarei un pessimo scrittore se lo facessi e i lettori lo capirebbero e si annoierebbero.
Quale amo di più? Tutti, ci sono affezionato, ma alcuni non li capisco e con altri non riesco ad immedesimarmi; per esempio, non potrei mai rivedermi in Bambinella e per costruirlo ho visitato per più giorni un vicolo di Napoli dove vivono solo femminielli. Mi hanno trattato come un alieno!
I FEMMINIELLI
Gli ermafroditi come Bambinella sono molto considerati a Napoli, anzi sono ritenuti dei privilegiati con un contatto speciale con Dio che li avrebbe dotati della capacità di comprendere sia gli uomini che le donne.
LE DONNE
Mi piacciono, sono tutte bellissime, ma non le capisco e non ci provo neppure, mi limito a lasciarmi sorprendere.
“GELO”
Parla della morte di due fratelli, vengono uccisi durante un inverno freddissimo secondo i napoletani. Mi spiego: a Napoli, già se il termometro segna 7/8 gradi non si parla d’altro. Lo so che non fa freddo davvero, ma i napoletani non ci sono abituati e vivono questa esperienza come una tragedia, figuriamoci poi se la temperatura scende vicina allo zero! È la fine! Cambia tutto e non si pensa ad altro, per cui i Bastardi devono indagare in una situazione ostile.
LE STAGIONI
Da napoletano sono anch’io molto sensibile alle variazioni di temperatura, ma il motivo per cui faccio così spesso riferimento nei miei romanzi al susseguirsi delle stagioni è perché mi ricordano il cambiamento ed hanno una forte valenza simbolica. Il freddo gelido mi è servito per comunicare un sentimento, la solitudine. Essere soli in una grande città è terribile, ed è un fenomeno con gravissime conseguenze se diventa mancato controllo sociale. Penso che tanti delitti si potrebbero evitare se la gente comunicasse di più. Lo so, tanti si giustificano dicendo che si tratta di rispetto o di impossibilità ad essere di aiuto, ma io, invece, penso che valga sempre la pena tentare. Nove persone su dieci non risponderanno, ma magari la decima accetterà il nostro aiuto e chissà che così non potremo o potremmo averla salvata. Penso a questo quando scrivo di delitti, non mi interessa tanto l’indagine quanto i sentimenti che hanno condotto al delitto, non voglio spiegarne il “come” quanto il “perché”.
NAPOLI
Una città piena di difetti, di esagerazioni che chi non è napoletano forse non può capire, ma che non conosce l’intolleranza. Al di là di questo grande pregio è la sola città dove io possa ambientare i miei libri, perché è la sola città che conosco e che posso far sentire e conoscere ai miei lettori, diversamente sarei falso.
GLI ANNI ’30
Li ho scelti non solo per il loro fascino particolare, ma soprattutto perché allora le indagini non si facevano come oggi ricorrendo ad esami scientifici o analizzando campioni alla ricerca del D.N.A. dell’assassino. Odio questo genere di libri e di trasmissioni televisive, non li seguo per non annoiarmi. In più è stata un’occasione per scoprire un mondo attraverso una lunga e capillare ricerca documentaria su quel periodo.
COME SCRIVE DE GIOVANNI
Mi chiudo in una stanza per due mesi, mi abbrutisco completamente, mangio poco e quando capita, penso solo a scrivere e lo faccio in poco tempo perché di più non potrei reggere. I miei familiari fingono di rispettare il mio lavoro, in realtà mi confinano in una stanza perché si vergognano del mio aspetto da zombie!
DE GIOVANNI – SCRITTORE
“Appezzottato“, ma questo lo capiscono solo i napoletani!
I LIBRI PIÙ AMATI
“Trilogia della città di K.” e “Il Conte di Montecristo“.
LA SERIE R.A.I. DEI “BASTARDI”
Mi preoccupa la R.A.I., è troppo conservatrice, ma tanto la sera della trasmissione io andrò a teatro.
LEGGERE
La scrittura e la lettura sono entrambe affabulazione, racconto che fuga la paura. In fondo, è ciò che più ci avvicina a Dio.