Il Paradosso di Pancrazio di Luigi Pistillo: risate amare
La vita attraversa l’esistenza del protagonista de Il Paradosso di Pancrazio, romanzo d’esordio di Luigi Pistillo. A causa della sua ignavia inconsapevole, i satanassi danteschi avrebbero rifiutato con spregio di martoriare Pancrazio Biagiotti, ma il lettore che pagina dopo pagina diviene spettatore divertito degli atti della sua vita, perdonerà senza remore il “Pancra” della sua inettitudine. È proprio grazie alla sua essenza di uomo senza qualità che Pancrazio sarà l’eroe, non sempre suo malgrado, di eventi talmente paradossali da risultare ordinari.
La trama
Milanese di nascita, di meneghino ha solo il padre, burbero riparatore di televisori di mestiere, filosofo per indole. Al di là del genitore, che grazie alla sua verve è una sorta di antieroe positivo per tutto il romanzo, un altro personaggio accompagna Pancrazio nelle sue assurde vicende: l’amico Franco, a cui è legato dalla passione per i tappi e verso cui prova quasi riverenza per la sua cultura di citazioni e massime. Le sagome che segnano più o meno intensamente la sua realtà potrebbero essere collocate tra la nebbia di Milano così come all’ombra del Vesuvio, perché sono il cliché esasperato di uomini e donne in cui chiunque potrebbe imbattersi dietro l’angolo del proprio palazzo.
Risate amare
La ricchezza di particolari, la cura con cui ogni personaggio è delineato, la vivacità espressiva dello scrittore, lasciano sperare in una trasposizione del romanzo in sceneggiatura per il grande schermo o per il teatro. Addirittura, Il Paradosso di Pancrazio potrebbe essere paragonato a una sit-com e ogni capitolo a un’esilarante puntata in cui il protagonista è vittima del sadismo di una vicina di casa, di improbabili amanti conosciute online, di un tritaossa che finirà per renderlo un cencio. L’opera di Pistillo fa ridere di gusto, poiché per gli eventi che racconta e per il ritmo della narrazione Il Paradosso di Pancrazio è spassoso. Il ghigno del lettore è però un riso amaro perché a divertire sono le sventure e l’emarginazione che l’uomo medio vive quotidianamente. Così come sono surreali e bizzarre le (dis)avventure di Pancrazio, così è grottesca una società in cui la precarietà è a tempo indeterminato e le nevrosi fiaccano ogni tentativo di riscatto, in cui i rapporti sono sempre più labili e fittizi, e spesso ci si trova a cercare nella rete un palliativo alla solitudine.
Pistillo sperimenta “una nuova lingua”
Le vicende di Pancrazio sono narrate in una lingua che non ha paura di sperimentare la commistione tra un italiano aulico e le abbreviazioni e i neologismi della nostra epoca. L’idioma di Pistillo fa pensare a quando si mescolano due colori primari per ottenerne uno nuovo: ne scaturisce un modo di esprimersi elegante e colto senza essere saccente, attuale senza essere giovanilista e persino le citazioni, da Manzoni a Celentano, di cui è ricco il libro, non risultano mai pedanti per la naturalezza con cui vengono adoperate. Le pagine de Il Paradosso di Pancrazio sono come i cioccolatini: uno tira l’altro e ne sarà goloso il lettore esperto che troverà numerosi spunti per riflettere e godrà di un libro ben scritto, ma anche quello che ha semplicemente voglia di leggere una storia divertente e originale. Emanuela De Vita
Febbraio 10, 2015
Una penna felice quella di Emanuela De Vita, t’invoglia a leggere il libro.
Febbraio 10, 2015
Grazie mille, penna ancor più felice è quella dell’autore del libro, te lo consiglio!