Una vacanza del diavolo tra i vizi capitali, ma solo per ridere
Don Marco ha incontrato il diavolo nella metropolitana, a Roma. Incontrato? Scontrato. Contro i vagoni del convoglio sotterraneo. A gettarlo sui binari con uno spintone è stato un tipo con una voce calda e aristocratica. Ciao ciao prete. Sicché, il Don è morto? Certo che no. Lo strano soggetto, alto, azzimato, elegante, voleva solo attrarre l’attenzione del sacerdote. E c’è riuscito senz’altro. Ora sono uno di fronte all’altro, in una stanzetta bianca stretta stretta: il voluminoso Don Marco e un bianco crinito, magro, elegante funzionario degli Inferni, non proprio il Viminale, molto più giù, tanto ma tanto in basso. Si sa che ai dipendenti del Ministero dell’Inferno non è permesso ammazzare nessuno. Fare qualche dispetto, divertirsi, quello sì. Ma i diavoli non tendono al nero profondo, al total black, bruciacchiato anzi che no? Tutt’altro, secondo Diego Goso, non ancora quarantenne sacerdote dell’Arcidiocesi di Torino, parroco di Barbania, Levone e Rocca Canavese, autore di un libretto spiritoso – ma sotto sotto educativo, etico, il classico castigat ridendo mores, o meglio, peccata mundi – In vacanza con il diavolo. Giro turistico fra i vizi capitali con camera vista Inferno…, edizioni San Paolo (128 pagine, 10 euro). Si dirà: vuoi vedere che si parla del solito contratto col maligno? Faust, Mefistofele, chi altro? L’animo in cambio di qualsiasi godimento, trasgressione, ricchezza. Ma via, con un prete? Impossibile! E in effetti non è per niente quel patto, nemmeno alla lontana, tanto più che non si firma col sangue, basta una banalissima penna. È un viaggio-premio tra i vizi capitali, un tour promozionale nei luoghi della dannazione, in gironi infernali assolutamente insoliti, riservato a un prescelto di peso. Infatti don Marco esibisce una stazza a tre cifre, oltre i cento, guadagnata con sacrificio, sottoponendosi con costanza ad ore e ore di pasticceria ed intense sessioni quotidiane di cornetti, krapfen, cheeseburger. Sebbene l’addetto infernale faccia di tutto per nasconderlo, ripiegando maldestramente la pagina del contratto, c’è un codicillo chiaro, un post scriptum che il prete insiste per leggere ad alta voce. In pratica, è ammesso ogni aiuto che il viaggiatore vorrà sollecitare dall’Onnipotente, per superare le tentazioni alle quali sarà sottoposto. È una postilla fortemente voluta dall’Alto: laggiù l’hanno dovuta inserire per forza, o quella o non se ne fa niente. Il diavolo farà pure le pentole, ma sempre senza coperchi: al genere umano va comunque indicata la retta via da riprendere. Prima di partire si materializza un ometto dimesso, molto basso, coi piedi divaricati, come un pinguino. Allunga un biglietto da visita: dott. Eolo Santuccio. È evidente che questo piccolino irrita visibilmente il cereo operatore infernale. Invece don Marco si sente rassicurato da questa presenza, chissà perchè. Da certi fremiti alle spalle si direbbe nasconda due alucce. Tutto sommato, Satana-Belzebù a parte (è lui in persona che si nasconde nei panni eleganti dell’addetto biancovestito, guai però a chiamarlo Lucifero, non lo sopporta), ecco una versione moderna del percorso di Dante. Ma l’inferno non è come lo ha descritto il vate e come lo immaginiamo noi. È una cameretta spoglia, con un vecchio televisore a tubo catodico. È un luogo dell’anima, pieno di sofferenza interiore, non di fiamme. Don Marco viaggerà seduto davanti allo schermo. Osservando cosa? Innanzitutto il Salone dei golosi, che lo riguarda da vicino, poi l’accidia, che svuota l’uomo di valori, l’ira, l’invidia, l’avarizia, la superbia, la lussuria, tentazioni forti che si possono superare con un po’ di sano raziocinio. Gli incontri? Ponzio Pilato, anche il maestro Yoda di Guerre Stellari. Si ritrova faccia a faccia con la Linda Blair indemoniata dell’Esorcista, gridandole in faccia che non ce la farà a buttarlo fuori alla fine del film. Grande e grosso com’è, non passerebbe dalla finestra. Il diavolo gli sottopone continuamente il più grande errore di Dio: l’uomo, debole, fragile, patetico, dice. Eolo gli propone sempre buone alternative per curare i guasti del mondo. Tutte legate ai valori evangelici. Contro il male è sempre pronto l’aiuto salvifico di Dio. L’inferno lo delude sempre di più… e alla fine ritorna a riveder le stelle, in questo caso il cielo di Roma, sopra Castel Sant’Angelo, San Pietro. La Città Eterna, dimora elettiva di creature celesti e consacrate.