Il dolore, le ombre, la magia di Banana Yoshimoto
Cosa rende allegri e pieni di vita? Cosa, al contrario, tiene stretti all’apatia? Una mezza idea di queste problematiche tanto comuni ai comuni mortali ce l’hanno un po’ tutti. Banana Yoshimoto, l’autrice giapponese più famosa al momento, ci riflette sopra, in tutti i suoi libri. Non fa eccezione l’ultimo: Il dolore, le ombre, la magia: Il Regno 2. Gli precede Andromeda Heights: Il Regno 1. Ci sarà un terzo? Non si sa, ma sicuramente non c’è motivo di impegnarsi in altre stesure che dilunghino la stessa trama.
Yoshie, la giovane protagonista, si ritrova da sola in una cittadina del Giappone: il suo amico fidato, apprendista indovino, è a Firenze, sua nonna a Malta. Una notizia che sembra cambiarle la vita è che l’uomo che ama decide di divorziare dalla moglie.
La ragazza vive di piccoli ricordi e minime emozioni: le analisi dei mille pathos a volte funzionano ma raramente portano a una sorta di conciliazione con il libro, effetto tipico delle buone letture. Se ciò succede, dopo mezza pagina, sopraggiunge la banalità: vecchio difetto della scrittrice.
C’è tanta verità ma manca il senso critico e sovrabbonda il buonismo. Verrebbe da dire a Yoshie: “Respira i tuoi profumi, prepara i tuoi tè, pensa pensieri intelligenti ma svegliati e non guardare troppa tv”.
Si ci perde nel nulla, lo stesso nulla che nelle letture allieta tanto. Qui, però, qualcosa manca. Si parla di magia ma nelle parole di Banana si trova solo armonia.
Numerosi sono i riferimenti al Giappone, a Malta e a Firenze: tre mondi che non collimano. Alcune delle descrizioni lo fanno bene intendere e interessano.
Una nota: se chi legge è lontano da casa potrebbe emozionarsi in alcuni passi ed esclamare: “Anch’io pensai o dissi o feci questa cosa”.
Ciò che vince è sempre il leggero sottinteso ma nel libro tutto è palesato tranne che in qualche affermazione. Ad esempio a “Dopo che le ebbi raccontato quanto fosse bella la strada con i negozi, ricevetti una lunga risposta”, non seguono frasi come “se vuoi bene al mittente cogli il minimo essenziale della sua profonda personalità, sebbene non siano riportate vicende così fondamentali” e allora la lettura funziona, e non c’è da escludere che la nonna voglia tanto bene a Yoshie. Da ultimo, c’è da dire che la protagonista ha una passione per il mercato e la sua quotidianità è fatta essenzialmente di sorrisi e brevi saluti. È vero, scambiare due chiacchiere con i commercianti ha un suo fascino, e farlo in un posto estraneo o esotico che dir si voglia è sintomo di una routine che si sta creando. Si apprezzano riflessioni del genere, peccato davvero che tutte le parole messe insieme siano stantie.