Lucio Fulci, i racconti d’orrore del regista “de paura”
Mai dormire in una camera d’albergo sul lago, con un grande specchio davanti al letto. Carla ci si specchia nuda, 32 anni, poca cellulite, aspettando il suo Guido. L’amante giornalista è in ritardo per lavoro al solito appuntamento fuori. Insolito invece è il nido d’amore, l’hotel abituale era pieno. E quando sta arrivando, buca una gomma, lasciandola intanto in preda ad apparizioni orribili: lei vede riflessi o sogna omicidi efferati di donne, sevizie e squartamenti. È il primo, l’antipasto, il prologo dei dieci racconti di Lucio Fulci proposti nell’antologia Le lune nere, uscita di recente per i tipi il Saggiatore, 148 pagine 12,50 euro. Fulci: ma non è il regista trasteverino (1927-1996) di poliziotteschi, commediole e musicarelli, i film-fotoromanzo coi cantanti giovani anni Sessanta protagonisti di storiette d’amore? Sì ed anche il paroliere di “24.000 baci” e “Il tuo bacio è come il rock”, canzoni tutto ritmo che rivelarono al pubblico un dimenante e dinoccolato Adriano Celentano. Soprattutto si ricorda Lucio come un maestro dei thriller all’italiana, con scene splatter di culto, in pellicole come “Non si sevizia un paperino”, in cui Florinda Bolkan viene linciata perdendo sangue copiosamente mentre risuona una canzone romantica. Un effetto volutamente straniante. Bene, il regista di horror e morti viventi e l’autore dei racconti d’orrore sono la stessa persona. Non sorprende, perciò, che le storie narrate abbiano una spiccata cadenza cinematografica. Proprio come in un film, ad esempio, in “Voci dal profondo” scandisce ad ogni fine paragrafo, quasi scena dopo scena, il processo di decomposizione di un uomo, ucciso da pezzetti di vetro nello stomaco, ingeriti senza saperlo nei cubetti di ghiaccio “di cui andava pazzo”, dello scotch on the rocks. Un tentato delitto perfetto, scoperto dalla figlia, con la quale Giorgio si mette in contatto subliminalmente. Da autentico film di zombi, la storia del neonato che alla prima poppata prende gusto al sapore della carne e del liquido rosso denso che strappa. Filmica – una citazione dei colossal, visto che The passion di Mel Gibson è stato prodotto ben dopo la morte di Fulci e che l’antologia è datata 1992 – è anche la rappresentazione del venerdì santo in un paese della Puglia, una passione di Cristo dal vero e con un autentico “sacrificio”. Margaret è una bambina di sette anni e come tutte sta sempre davanti al televisore per seguire gli adorati cartoni, “Anna dai capelli rossi”, “Remì”, “Candy Candy”. Alla nonna non piace che perda il tempo attaccata allo schermo. Non ti va di sentire una delle care storie di una volta? E comincia a raccontarle di Hansel, Gretel, della casa di marzapane nel bosco e della vecchina che si rivela una perfida strega affamata di bambini. Da quella sera, Margie subisce il fascino delle favole raccontate e ne viene conquistata. Vuole sentirne una nuova ogni sera, prima di addormentarsi. E le sue notti diventano affollate di personaggi e animali. E più sente, più sogna e più i suoi sogni diventano caotici. l lupo cattivo, i topi famelici, lo sconvolgente Paese delle Meraviglie, occhietti rossi che la guardano avidamente dal buio dei boschi. La piccola deperisce a vista d’occhio, come se un male la consumasse da dentro. È ricoverata. Peggiora. Il mondo delle fiabe è popolato di orrore puro e si confonde con quello dei “simpatici” cartoni tv, abitati da robot spaziali, artigli, fauci metalliche, mostri altrettanto spaventosi. La bambina è terrorizzata. La bambina è perduta. E c’è anche Melvin, che tallona in auto un carro funebre e cerca di superarlo senza riuscirci e senza capire, nonostante gli indizi crescano esponenzialmente, che sta seguendo la vettura del suo funerale, con la sua bara, che contiene i suoi resti, smembrati e bruciati in un incidente stradale, verso il quale il racconto e il protagonista sembrano avviati inesorabilmente. La cosa sorprendente è che sebbene non possano che essere chiaramente ambientati nel decennio ante Duemila, i racconti non dimostrano i ventiquattro anni di età. E pensare che sono più che maggiorenni.