Le radici bibliche del pensiero occidentale; un viaggio laico tra le pagine della Bibbia
Bereshìt barà Elohim
La società occidentale così come la conosciamo affonda le proprie radici in una lunga serie di avvenimenti storici e culturali: non saremmo quello che siamo adesso senza le guerre napoleoniche, ad esempio, o senza la scoperta dell’America, o, ancor prima, senza quell’immensa palestra del pensiero e dell’arte che è stata l’Atene del IV secolo a. C. A ben vedere, però, il nostro modo di essere e di interpretare il mondo si è formato in massima parte su un libro. Un libro nato come testo sacro di un minuscolo e sconosciuto popolo del Medio Oriente, ma che nei millenni ha avuto un valore incalcolabile per gli sviluppi storici successivi: la Bibbia.
Leggere la Bibbia per comprendere meglio
È da questa considerazione che parte Piero Stefani, uno dei massimi teologi e biblisti italiani, in Le radici bibliche della cultura occidentale (Bruno Mondadori Editore, 313 pagine). Dalla considerazione che, a prescindere dallo spirito con il quale ci si approccia alle pagine del Vecchio e del Nuovo Testamento (che sia per fede o per un interesse puramente culturale, ma anche, perché no, per criticarne i contenuti), la loro lettura rappresenta sempre un arricchimento, una “straordinaria avventura intellettuale”, un’esperienza che può aiutare a capire meglio come si è formata la nostra società e il nostro retroterra culturale in senso più ampio. Con un approccio professionale e obiettivo che è il maggior punto di forza dell’opera, lontano da un’interpretazione teologica, pur rispettandone il valore di testo sacro dei monoteismi, l’autore ci guida alla scoperta della Bibbia: dalla formazione dei canoni, fino alle differenze fra le varie versioni e alle vicende storiche che hanno portato alla loro attuale composizione.
La storia degli effetti
Stefani esamina alcuni fra gli innumerevoli temi che si nascondono fra le pagine della Bibbia. Dal racconto della Creazione fino alla profezia della fine dei tempi, passando per i concetti di verità, peccato, e memoria, l’autore ne analizza il significato e le modalità con cui vengono raccontati nel corso delle vicende bibliche. Soprattutto si sofferma sulla cosiddetta “storia degli effetti“, cioè dell’impatto che tali concetti hanno avuto nel pensiero successivo: un viaggio fra gli innumerevoli influssi biblici nell’arte, nella letteratura, nella filosofia e persino nella scienza, tra Dante, Michelangelo e Newton. Le radici bibliche della cultura occidentale è un’opera interessantissima, una lettura stimolante e mai noiosa. Soprattutto, una lettura utile: per essere consapevoli di quella che davvero è stata, e continua ad essere, l’importanza di un libro con cui chiunque dovrebbe confrontarsi, e che, pur sembrandoci così lontano, rimane alla base del pensiero occidentale.
Per approfondire…
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