La vita davanti a sé di Romain Gary
Madame Rosa, ebrea reduce da Auschwitz, ex prostituta (a causa della sua età) si occupa dei figli delle prostitute di Parigi in un appartamento nel quartiere malfamato di Belleville. Tra questi c’è Momo, musulmano, a cui la madre non viene mai a fare visita, e senza un’età precisa. La vita davanti a sé, vincitore del Premio Goncourt, dello scrittore francese Romain Gary prende avvio proprio dalla storia di questo ragazzo. Momo è forte, curioso e meravigliosamente ironico. Sembra conoscere le vecchie dinamiche della vita, ma nello stesso tempo ha l’arguzia di riderci sopra perché ne è inconsapevole. Perciò con sarcasmo addita i fatti che osserva e di cui è protagonista come ingiustizie che non si possono evitare ma che, d’altra parte, si possono vivere nel migliore dei modi. Si circonda di personaggi a cui vuole bene in modo mistico: il vecchio lettore di Victor Hugo la cui memoria è scivolata via, i focolieri di colore che, con i loro spettacoli, cercano di rinsavire Madame Rosa malata, il dottore affezionato al piccolo ma incapace di salvare sia lui che Madame, e Denise, una doppiatrice che Momo incontra per caso. Grazie a quest’ultima nasce in lui il desiderio di tornare indietro, a proprio piacimento, nell’esistenza. Una gran bella scoperta, questa, che porta il bambino verso sentimenti nostalgici e rabbiosi. Intanto che le descrizioni delle passeggiate di Momo per il quartiere e che le analisi sinistre dei suoi pensieri prendono piede, Madame Rosa è sempre più vicina alla morte e il dottore vuole portarla in ospedale. Ma no, niente da fare: sia Madame che Momo si ostinano nel restare in quel appartamento al sesto piano. Non vogliano separarsi: il loro rapporto per quanto freddo e cinico, è denso di amore. Il libro ha una svolta: Momo scopre di avere quattordici anni. Suo padre arriva a Belleville e lo rivendica. Questa visita gli permette anche di capire le tragiche vicissitudini della madre. Ma neppure la famiglia naturale e capace di separare i due, e Momo resta con Madame Rosa fino alla fine. Nessun ospedale, nessun distacco: di cosa si potrà leggere se non dell’amara morte della vecchia signora che, per niente lucida, si concia ancora come una prostituta, e della solitudine di Momo che, per forza di cose, dovrà anch’egli sopravvivere usando il suo corpo? Momo è lontano anni luce da finali scontati e tragici: nella sua tristezza trova una ragione e una via d’uscita, o meglio, una ventata di sollievo che gli dà sempre forza. Quando Madame Rosa è alla fine dei suoi giorni, il ragazzo la porta nello scantinato, nell’ “angolo ebreo” della vecchia. E a tutti dirà che è tornata in Israele. La vita davanti a sé è un mix di contenuti, di riflessioni, di sorpresa per un libro che dovrebbe essere tragico e amaro ma che riesce a far sorridere. Si immagini di passeggiare per il quartiere più povero della nostra città e d’un tratto un bimbo arabo dal viso vivace, sta lì, a chiacchierare con il rimbambito letterario del quartiere. Quel bambino nella sua vita scriverà, su carta o su mente non c’interessa, i suoi “Miserabili”, di cui le vicende narrate nel libro di Gary sono solo l’incipit.
Dicembre 30, 2014
In Cruciverba di Sciascia un approfondimento della sofferta personalità di Gary-Ajar