I figli di Tlaloc: continua la saga degli A.R.C.A. di Matteo Marchisio
Il libro I figli di Tlaloc rappresenta la seconda avvincente puntata della saga degli A.R.C.A , di fatto un vero ciclo fantascientifico ideato da Matteo Marchisio.
In questo secondo corposo volume ritroviamo alcuni fra i protagonisti più riusciti del precedente volume Il risveglio di Pito (del quale trovate qui la recensione ndr) come il bravo e coraggioso capitano Frank Basosky, il saggio Nobel, il pirata “buono” Davery, il giovane Lucifer e molti altri personaggi più o meno minori che fanno da contorno alla vicenda.
La storia narrata riprende il primo lavoro ma il linguaggio usato, alcune modalità di espressione adoperate dai personaggi del libro, alcune dettagliate e accurate descrizioni di nuovi mondi, dimostrano una certa maturità raggiunta dall’autore in questo non facile campo della letteratura fantascientifica. Rispetto al precedente volume, notiamo con piacere una maggiore dimestichezza di Marchisio con questo genere letterario e una maggiore personalità, anche nella scelta dei termini e nella descrizione delle vicende. L’autore rivendica una certa autonomia, se così si può dire, nella narrazione. Certo, non mancano talvolta evidenti riferimenti ai classici di questo genere ma, rispetto all’opera precedente, la cosa passa quasi inosservata.
Un esempio ne è la descrizione della città-alveare di Firon: una intuizione davvero sorprendente ed originale dell’autore, dove si incrociano invenzioni letterarie e spunti presi da altre esperienze del genere, che creano un intreccio descrittivo veramente particolare.
Altro elemento importante che compare nella storia di questo secondo capitolo della saga degli A.R.C.A. è il “culto di Tlaloc”, e il ruolo che i relativi seguaci assumono nella intera vicenda.
Senza voler svelare nulla della trama di questa nuova avventura del capitano Basosky, bastano le seguenti righe per comprendere l’importanza che tale culto avrà nella costruzione narrativa del libro:
Appare chiaro contro quale potenza i nostri eroi dovranno combattere dopo aver sconfitto nel volume precedente i Mokter.
Mokter che, tuttavia, attraverso la figura del Venerabile Tyrr, non usciranno mai completamente dalla scena e anzi cercheranno, manipolati dallo stesso Tyrr, di impossessarsi dei poteri del giovane Lucifer.
Ecco, l’intreccio fra argomenti diversi che giocano in un precario equilibrio fra il tangibile e l’intangibile, rappresenta sicuramente un aspetto interessante che arricchisce il libro rendendolo più misterioso e avvincente.
Dicevamo che comunque in alcune sue parti anche questo volume ci ricorda intramontabili classici della fantascienza. La “Corbita”, organizzazione che in qualche modo gestisce il commercio nella galassia, ci riporta alla mente quanto di simile il grande Frank Herbert scriveva nella straordinaria saga di Dune.
Il culto misterioso di Tlaloc e i diversi risvolti ad esso legati ci richiamano alcuni libri della fantascienza moderna come il ciclo dei Canti di Hyperion di Dan Simmons o il Ciclo del Mondo del Fiume di Philip Josè Farmer. Anche in questi casi, soprattutto nell’opera di Simmons, si assiste allo sviluppo di particolari chiese assai temute e a seguaci pericolosi.
Non mancano in questa storia anche momenti addirittura romantici pur nella loro sorprendente originalità fantascientifica, si veda ad esempio la descrizione dell’arrivo dell’inverno nella cittadina di Kiyet. In questo caso, a mio avviso, l’autore ci regala davvero delle belle pagine letterarie.
I figli di Tlaloc è sicuramente un’opera ben scritta e costruita, che dimostra tutta la forza narrativa di Marchisio. Un libro forse troppo lungo e talvolta un po’ prolisso e faticoso ma che, forse più del precedente, regala belle emozioni per gli amanti del genere.
L’opera è disponibile per l’acquisto su Youcanprint.
Giannandrea Mencini