Palinodie in inverno, antologia di racconti di Alessandro Puma
Palinodie in inverno è un romanzo che si preannuncia complesso, già dal titolo altisonante ed evocativo. Confesso: non avevo alcuna idea di cosa fosse una “palinodia”. Ma Wikipedia è stata mia amica, e mi ha restituito la seguente definizione: “Palinodia è il termine che indica ogni componimento poetico che si configura come una ritrattazione di parole o idee precedentemente espresse”. Sin da subito mi è stato quindi chiaro di trovarmi davanti a un libro molto particolare.
Saziata la mia curiosità riguardo al titolo, mi sono addentrata nel mondo che Alessandro Puma ha creato. In realtà, più che di un singolo mondo, possiamo parlare di tanti diversi contesti narrativi, in quanto non si tratta di un’unica storia ma di otto racconti che, per la maggior parte, sono completamente diversi tra loro: alcuni più lunghi, altri più brevi; alcuni più espliciti, altri più criptici; alcuni facilmente contestualizzabili, altri più “classici”. Ciò che rimane immutato, a mio parere, è lo stile narrativo dell’autore: una scrittura pulita ed esemplare, che si esprime attraverso un linguaggio ricercato ed elegante. Una simile scelta espressiva, in realtà, potrebbe costituire un’arma a doppio taglio, perché sicuramente il lettore medio non è in grado di comprendere tutti i latinismi presenti nel testo, o tutti i vocaboli aulici di cui l’autore infarcisce i suoi testi; eppure, posso affermare che a me queste “parole difficili” non sono affatto risultate elementi di disturbo, anzi, le ho parecchio gradite, seppur non posso affermare con certezza che questo avvenga per chiunque si trovi a leggere il romanzo.
Un’altra costante de Palinodie in inverno è l’elemento fantasy, che non manca in nessuno dei racconti. Con ciò non voglio affermare che tutti i testi appartengano al genere fantasy; non si parla di vampiri, maghi, sovrani immaginari di epoche mai esistite. No, il fantasy viene sapientemente dosato dall’autore, e compare in ogni narrazione sotto forma di un personaggio o un avvenimento che va a modificare la realtà, rendendola appunto surreale, mettendo il lettore al corrente del fatto che quanto narrato non è realmente accaduto ma è interamente frutto di invenzione. Io non amo molto il genere fantasy, e per questo ritengo che forse dei racconti più realistici mi avrebbero appassionato maggiormente; ma non nego che anche i testi con connotazione più fantastica sono risultati molto piacevoli da leggere.
Infine, altro elemento caratteristico dell’antologia: gli espliciti riferimenti sessuali. Un certo linguaggio spinto compare quasi nella totalità dei testi, come vuole la moda del momento. I racconti si trasformano talvolta in dei veri e propri testi pornografici; al giorno d’oggi non ci sconvolge più nulla, ma sentire una donna vissuta ai tempi dell’Impero Romano esclamare al suo amante “chiavami”, confesso che mi ha lasciata un po’ perplessa.
Come giudico complessivamente l’opera di Alessandro Puma? Un testo piacevole, innovativo senza dubbio, molto colto e intellettuale, non adatto ai lettori frettolosi o a coloro che leggono per far passare il tempo; ritengo che per comprendere bene ciascun racconto dell’antologia bisogna possedere un adeguato background culturale e letterario. Credo anche che, a primo impatto, la diversità dei contesti narrativi possa generare un po’ di confusione nel lettore: molti racconti non sono facili da comprendere, e spesso risulta difficile seguire il filo del discorso o capire dove l’autore vuole andare a parare. Ma tutto sommato ritengo che a lettura ultimata Palinodie in inverno lasci dietro di sé diversi spunti di riflessione; se approfondirli o meno, rimane poi una scelta del lettore, e da essa dipende anche il significato che il testo assumerà di volta in volta.