Intervista ad Alessandro Puma, autore de Palinodie in inverno
Dopo la recensione del suo libro Palinodie in inverno, lo scrittore emergente Alessandro Puma risponde alle nostre domande.
La lettura di un libro comincia già dal titolo. Ci spiega perché ha scelto di intitolare la sua opera Palinodie in inverno?
Ho deciso di intitolarla così perché, essendo il frutto di rimaneggiamenti di racconti del passato e del presente, compiuti perlopiù in inverno, mi sembrava la scelta adeguata.
La sua antologia tocca una serie di tematiche molto vasta. Se dovesse descriverla con una sola parola, quale sceglierebbe?
Con una sola parola sarebbe impossibile da descrivere; con sei direi: la follia surrealista della società contemporanea.
Sappiamo che lei è laureato in discipline filosofiche. Quanto la filosofia l’aiuta a comprendere la realtà e, nel particolare, quanto le è stata utile nel descrivere la situazione politica odierna in Il caso Veltrusconi o Panurge?
La filosofia, soprattutto quella che mira a un recupero della grande Tradizione del passato (uso volutamente la lettera maiuscola), mi ha sempre reso sensibile alle nefandezze della società contemporanea, contro le quali scrivo la mia denuncia. Sono cose che fanno indignare e inorridire, ma che, proprio in una Nazione come la nostra, in cui si avverte maggiormente la crisi, vengono quasi accettate e assimilate come qualcosa di normale. La società italiana, trasfigurata nel suddetto racconto, dalla quale giustamente i protagonisti fuggono, possiede una caratteristica sinistra e farsesca che vede di buon occhio l’atteggiamento da criminale del protagonista dell’altro racconto, Il nuovo giovin signore. Più in generale, vorrei far rilevare come oggi, in Italia, una letteratura da ‘denuncia sociale’ sia ormai quasi inesistente.
Il racconto Il mantello e la spada, ambientato nell’antica Roma, è più lungo e complesso rispetto agli altri, e lei stesso ha affermato di volerne inizialmente scriverci un libro. Come mai questo non è successo? Pensa che possa accadere in futuro?
Risale al periodo in cui studiavo storia romana all’università; per questo è molto dettagliato storicamente. Ne volevo fare un romanzo per mettere in risalto non solo la grandezza di questo nostro Impero, ma anche per mettere in evidenza la ‘diversità’ nel modo di pensare degli antichi romani rispetto a quelli di oggi. Inoltre volevo riabilitare la figura dell’imperatore Caligola che era, all’inizio del suo principato, effettivamente molto amato dal popolo. Doveva trattarsi di una grande epopea, un po’ come i grandi film di una volta, girati a Cinecittà. Chissà, forse in futuro, riuscirò a continuarlo. Ma va bene anche così.
Il racconto Appunti da un catalogo di moda si configura come una critica sprezzante alla società consumistica odierna. È un racconto nato di getto o davvero è frutto di un lungo studio in ambito pubblicitario? E più in generale, quanto tempo ha dedicato alla stesura dei suoi racconti?
È forse l’unico racconto nato di getto e deriva dalla mia effettiva consultazione di un catalogo di moda. Le protagoniste sono le stesse ritratte nelle foto e ho subito pensato che, dietro la loro finta spensieratezza e le pose obbligatoriamente lascive, ci fosse qualcosa di oscuro come una storia delittuosa e inesplicabile che le avesse coinvolte dopo il servizio fotografico.
Il tempo che dedico ai miei racconti può essere estremamente breve, oppure può durare anni (ecco perché il titolo di palinodie); tutto dipende se il racconto stesso ti da la possibilità di ‘farsi raccontare’ oppure no. Come figli che vogliono nascere subito e altri che vogliono rimanere nel grembo della tua mente.
Per concludere, inviti con qualche frase i nostri lettori a leggere la sua antologia.
Se volete leggere qualcosa di diverso dalle solite storie tragicomiche della narrativa italiana di oggi, comprate online la mia antologia. Magari potrà anche non piacervi, ma vi assicuro che non vi lascerà indifferenti. Vi potrà, anzi, colpire come un pugno allo stomaco e, dopo, farvi riflettere.