Una mutevole verità di Gianrico Carofiglio | Recensione
Ho lasciato Carofiglio con La casa nel bosco e mi è rimasto un leggero gusto amaro in bocca. Uscito il suo nuovo Una mutevole verità l’ho voluto leggere, per far pace con il povero Gianrico, (che ovviamente non sa neanche che avevamo litigato), ma in realtà sono ancora più arrabbiata.
La trama
Nel suo appartamento viene trovato senza vita e in un mare di sangue il corpo di un uomo dalla condotta non proprio pulita. La sua vicina di casa ha visto uscire di gran corsa un giovane che portava un sacchetto in mano, sacchetto che poi la stessa vicina ha visto gettato in un cassonetto. Ha inoltre osservato poi il giovane salire su una vettura parcheggiata proprio di fronte e andar via a tutta velocità.
La buona samaritana, poiché ha ravvisato nella scena qualcosa di poco chiaro, ha prontamente segnato la targa che poi ha con diligenza consegnato ai carabinieri, nella mani del maresciallo Fenoglio (il protagonista del breve romanzo). Individuato il proprietario della vettura, recuperato il sacchetto con tanto di impronte digitali appartenenti proprio al giovane che guidava l’auto, abbiamo avuto in un attimo il colpevole. Un’indagine lampo che sa quasi del miracoloso… troppo bello per essere vero!
E infatti Fenoglio comincia a farsi venire dei dubbi. È tutto troppo perfetto, ma il giovane sembrava proprio una brava persona, mentre il cadavere non apparteneva certo ad una persona degna di stima. Che non ci sia dell’altro da scoprire? Fenoglio prosegue le indagini e il suo intuito si dimostra vincente: il colpo di scena c’è davvero.
La critica
Ora non starò qui a dirvi qual è questo colpo di scena, io però ci sono rimasta male. Già dopo il primo interrogatorio l’epilogo era già chiaro. Quindi in realtà la sorpresa era preannunciata. Così scontata e banale che ci si chiede come mai Fenoglio non abbia indirizzato immediatamente le sue indagini verso quella via. Carofiglio dice del suo romanzo che è il primo vero poliziesco che scrive. Senza offesa, poteva aspettare ancora un po’ prima di farlo. Mi sento un’amante tradita.
L’ho già detto e lo ripeto: lo adoro. Trovo che sia uno scrittore elegante, sagace. Descrive situazioni, luoghi e sentimenti con amore, usando parole in grado di far rivivere nella testa del lettore esattamente il senso di quello che sono. È un’arte non da pochi. Ma anche in questo caso, come ne La casa nel bosco mi sembra che sia più un esercizio di stile che non un’opera vera e propria. Manca di emozione, di phatos. È come se l’autore stesso non stia credendo a quello che sta scrivendo. È bravo, scrive bene. Bel tema.
“Un buon investigatore – dice Carofiglio nelle pagine del suo romanzo – deve essere capace di costruire una storia, immaginare che cosa è successo prima e dopo il crimine, come in un romanzo. Poi, costruita la storia, deve andare in cerca di ciò che la conferma e la contraddice” vorrei usare questa frase per rigirarla sull’arte scrittoria, aggiungendo la postilla che se la storia è già chiara dall’inizio è inutile portarla avanti. A volte un autore dovrebbe fermarsi un attimo e mettersi nei panni del lettore: se compriamo un giallo è perché abbiamo voglia di emozioni e suspance e di colpi di scena finali. Provaci ancora Carofiglio, come sempre ti leggerò, promesso!!
Una mutevole verità è edito da Einaudi, ed è disponibile per l’acquisto su Ibs a 10,20 euro.