All'arrembaggio: venticinque secoli di corpo a corpo sul mare All'arrembaggio: venticinque secoli di corpo a corpo sul mare

All’arrembaggio: venticinque secoli di corpo a corpo sul mare

Da Salamina alle operazioni antipirateria di oggi, addosso alle navi avversarie, prima coi coltelli tra i denti, ora coi fucili d’assalto a tracolla. Duemilacinquecento anni di abbordaggi, ripercorsi dall’ingegnere navale e contrammiraglio della Marina Militare Massimo Annati, in un volume Mursia: “All’arrembaggio. Venticinque secoli di combattimenti a bordo”, 624 pagine 22 euro.

Per diverse centinaia di anni, le vittorie o le sconfitte sul mare sono state decise dal combattimento corpo a corpo. Roma, soprattutto, si adoperò per rendere la battaglia navale simile il più possibile ad un confronto tra fanterie. Gli spartani la chiamano la “legge delle mani”. Le armi da lancio non riuscivano da sole ad affondare o catturare le unità avverse. Servivano a colpire da lontano fasciame, alberi, remi, vele, uomini, per ridurre la velocità e la combattività in vista dell’imminente abbordaggio.

A risolvere le sorti dello scontro erano il passaggio di combattenti da uno scafo all’altro e la strage dell’equipaggio e dei guerrieri nemici. Già le flotte ateniesi e greche imbarcavano in ogni triera un certo numero di opliti, ossia di fanti protetti da pesanti corazze. La marina romana dovette fare di necessità virtù per avere la meglio sui più esperti naviganti cartaginesi e sulle loro agili unità.

Vennero favorite tecniche di contatto terrestri: torri smontabili di legno dalle quali tiravano gli arcieri e passerelle uncinate, chiamate corvi. Lunghe 10 metri e larghe poco più di uno, calavano dalla prua delle triremi sulle navi nemiche, agganciandole e permettendo ai tenaci fanti delle coorti di mare di farsi strada sulla tolda.

L’arrembaggio, modificato in parte per adattarlo al perfezionamento delle artiglierie navali, ha retto come tecnica bellica in mare fino a metà 1800, all’avvento di navi a vapore sempre più veloci e protette da piastre corazzate di acciaio. I duelli navali, non più testi a consentire le mischie, cominciarono ad essere regolati a distanza, per mezzo di cannoni progressivamente più precisi ed efficaci, per gittata e potenza. Unità e intere flotte si affondavano da lontano, senza dover lanciare uomini all’attacco nei natanti nemici.

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Resta il fatto che l’esigenza di raggiungere, controllare e catturare navi è rimasta pressoché costante, sebbene limitata a casi specifici. Vale tuttora, anzi, è perfino in via di incremento, per svariate esigenze di polizia marittima internazionale, motivate soprattutto dalla recrudescenza della pirateria, rinata da decenni in particolare nelle acque del Corno d’Africa ed estesa a molte coste dell’Oceano Indiano, come dimostra il controverso caso dei marò pugliesi trattenuti arbitrariamente in India.

Una precisazione appare necessaria, anche per seguire la traccia indicata dall’autore, che sebbene abbia preferito ricorrere preferibilmente al termine arrembaggio, universalmente noto, mette in risalto la chiara distinzione rispetto all’abbordaggio, ovvero il contatto tra le murate, i fianchi degli scafi. Arrembare offre invece una chiara immagine dell’assalto dalla nave attaccante: gli uomini sciamavano dalle rembate (in spagnolo, arrembadas), le tavole che venivano appositamente protese a prora (rumbo è la rotta, la direzione, detta prua in gergo marinaro).

Il lavoro dell’amm. Annati è completato da tre appendici. Una si occupa della nascita e sviluppo delle fanterie di marina, con la funzione originaria di assalire battelli avversari, integrata più avanti dall’esigenza di aggiungere il fuoco leggero di fucileria al tiro pesante dei calibri maggiori. La seconda segue l’evoluzione delle armi usate durante gli abbordaggi: spade e picche, archi e balestre, moschetti e mitra. L’ultima sezione è attenta ad alcuni aspetti legali moderni. Per secoli l’unica legge in mare è stata quella del più forte. Oggi sono svariati i requisiti che devono ricorrere per consentire ad una nave da guerra di fermare un mercantile. Occorre pensare anche alle complicazioni poste dal delicato controllo delle zone di pesca. Si sta indubbiamente formando un’articolata casistica di diritto internazionale, della quale Stati Maggiori e comandi in mare devono necessariamente tenere conto, per non andare incontro a situazioni controverse, spesso drammatiche, all’ordine delle cronache.

All’arrembaggio. Venticinque secoli di combattimenti a bordo è disponibile per l’acquisto su Ibs a 20,02 euro.

Autore: EffeElle

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