Mastro Adamo il calabrese ecco il romanzo sconosciuto di Dumas Mastro Adamo il calabrese ecco il romanzo sconosciuto di Dumas

Mastro Adamo il calabrese, ecco il romanzo sconosciuto di Dumas

D’estate si arrostisce, d’inverno si gela. Che paese la Calabria, agli occhi di Alexandre Dumas, il papà dei tre moschettieri. Gran viaggiatore, innamorato dell’Italia e incuriosito dagli italiani, conosceva la terra calabra, i suoi pregi e i difetti di certa accoglienza spigolosa, scomoda, come i tre cambi di biancheria da letto che impose in una locanda di Monteleone, nessuno dei quali gli apparve fresco di bucato. Si costrinse a dormire vestito.

Ambientò nella stessa zona e intitolò con lo stesso nome dell’improvvida stamberga il romanzo sconosciuto ai più che torna sugli scaffali ad opera delle edizioni Barion del Gruppo Mursia, “Mastro Adamo il calabrese”, 212 pagine 14 euro. È là intorno che conduce il racconto, nella regione stratta tra Etna e Vesuvio, che scambiandosi relazioni sotterranee la rendono instabile, scrive. Qui, il tempo non si conta ad anni e secoli, come altrove, ma per terremoti, da una rovina all’altra.

Il Mastro Adamo di cui si parla – calabrese armato di pennelli e bacchetta da pittore, al posto di coltello e bastone – è il tipico figlio di tali eventi. Venne ritrovato infante, nudo e piangente, unico superstite della catastrofe che annientò l’abitato di Maida, nel 1764. Venne battezzato Adamo, come il primo uomo, da alcuni di Nicotera che lo videro in fasce, nudo e piangente sul ciglio della strada a un quarto di miglio dal disastro, senza capire come ci fosse arrivato. Perché poi lo chiamassero “Mastro” non si sa.

Adottato da pastori, avrebbe dovuto badare alle greggi, ma preferiva tracciare gran cerchi in terra e disegnare figure sui tronchi. Senza istruzione, mancandogli un Cimabue per diventare un Giotto, rimase un imbrattatele, anche se in mancanza di meglio, in paese era in fama di buon artista, specializzato in soggetti religiosi. Come tale, per aver ben raffigurato la Vergine del Carmelo sullo stendardo del cardinale Ruffo – alla testa dell’esercito della Santa Fede che combattè i francesi in nome del re Borbone – ottenne l’esclusiva di dipingere Madonne e anime del Purgatorio. A lui solo spettava questa facoltà, esercitabile a piacimento su ogni muro bianco avesse incontrato nel raggio di dieci leghe e con diritto di relativa questua e raccolta di offerte dei fedeli. Adamo ci viveva bene e manteneva la famiglia: l’ingenua moglie Babilana e la graziosa adorata figlia Gelsomina. Il primogenito aveva invece piantato tutto per andare a fare il caporale dell’artiglieria a Messina.

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Nella vicenda, oltre al caparbio compare Matteo, al furbo sacrestano Fra Bacalone e ad una schiera di comparse, spiccano il venticinquenne o poco più brigante fuggitivo Marco Brandi e suor Marta, in odore di santità. Ogni tanto, restava distesa sul letto con gli occhi sbarrati per un giorno o anche due. La gente credeva che fossero visioni. Per il medico era più che altro epilessia. E c’è anche il brigante padre, Placido, nemico di tutte le divise, francesi o napoletane, un gran furbo che rinviava di volta in volta la sua esecuzione, confessando un nuovo delitto. Il che induceva le autorità a spostarlo nel luogo dell’omicidio, per istruire un nuovo lungo processo.

Fatto sta che nel corso degli eventi, certi pasticci provocati da Marco Brandi, con una madonna di gesso “parlante” – con la voce del brigante giovane, guarda caso – portano Adamo e compagnia alla povertà. L’arrivo di migliaia di armati da Napoli, per certi movimenti carbonari all’ombra dei pellegrinaggi sui luoghi della vergine prodigiosa, mette fine ai miracoli della sacra immagine e azzera i guadagni del pittore.

Questi dovrà spremersi per risolvere la crisi, mentre il figlio in licenza e il Brandi alticcio si scontrano e si feriscono, finendo nascosti in casa Adamo, affidati alle cure amorevoli di Gelsomina. Improvvisandosi più maestro di finzioni che Mastro, ne combinerà tante ma nessuna buona per lui. Si fingerà moribondo e sarà creduto tale. Metterà le mani su una fortuna in monete, abbandonata dalla banda rimasta senza capo, ma rischierà di essere preso a fucilate “da morto” per divertimento. Un terremoto interromperà la sarabanda, ma le alzate d’ingegno di Mastro Adamo non sono destinate a finire. Infatti Dumas, picarescamente, una gliene fa pensare e cento andare a rotoli…

Mastro Adamo il calabrese è in vendita su Ibs.it a 11,90 euro.

Autore: Krauss

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