Fatherland di Robert Harris, un thriller fantapolitico da notti insonni
1964. Siamo in Germania, a Berlino. In città fervono i preparativi per il 75° compleanno di Adolf Hitler e per l’arrivo, nello stesso giorno, di Kennedy, il Presidente degli Stati Uniti d’America. Da quest’incontro dovrebbero venir fuori accordi tali da favorire la realizzazione di un clima di “distensione” nei rapporti fra i due imperi e porre fine alla “Guerra fredda”. Però alla vigilia di una data così importante si verifica un fatto che potrebbe rovinare tutto: sulla riva di un fiume viene scoperto da un giovane militare il cadavere di un gerarca nazista, morto in circostanze poco chiare. Le indagini dovrebbero essere affidate all’investigatore “reperibile”, invece, per una circostanza del tutto casuale, vengono affidate a Xavier March, membro delle SS e di sicuro il miglior investigatore berlinese….
No, non avete letto male nomi e date, non siete totalmente ignoranti circa gli eventi della II Guerra Mondiale: la trama del romanzo di Robert Harris, Fatherland (pubblicato da MONDADORI nel 1992), è proprio questa, solo che vi state accingendo a leggere un thriller fantapolitico fra i migliori pubblicati negli ultimi trent’anni.
In Fatherland Harris ha consentito alla sua fantasia di viaggiare a briglia sciolta, ha immaginato che Hitler abbia vinto la II Guerra Mondiale, che abbia creato un impero che va dal Regno Unito agli Urali e che, inutile dirlo, non sia morto, così come Kennedy non sarebbe stato mai assassinato.
Tuttavia molti dei nomi dei personaggi che troverete sono reali, di gente che è davvero esistita, ma che qui impersona se stessa solo fino ad un certo punto: dopo interviene Harris a rimescolare le carte.
Fatherland, la critica
Lo stile di Harris è quello di sempre: rapido, incalzante, capace di farci immaginare scene che possiedono la stessa forza espressiva di quelle cinematografiche. Meticoloso in alcune descrizioni, associa all’interesse per il dettaglio la forza sconvolgente di una rasoiata verbale, ci fa provare ribrezzo dinanzi al cadavere durante l’esame autoptico e quasi avvertiamo il dolore dei prigionieri torturati fino allo sfinimento.
Il registro linguistico cambia completamente, invece, nel delineare i profili psicologici dei personaggi, ma l’efficacia evocativa è la medesima, quella di un genio della suspense.
Vorrei richiamare la vostra attenzione su un momento preciso della narrazione, senza svelarvi nulla della trama del giallo, ossia quel momento in cui si parla di una certa telefonata fatta da un certo individuo. Ebbene vi sembrerà che, mentre i vostri occhi seguono le righe delle pagine, qualcuno vi abbia avvicinato la cornetta di un telefono all’orecchio e che stiate sentendo una voce arrochita dallo spavento, che vi giunga fisicamente all’orecchio l’ansimare di fondo. Dei brividi che vi percorreranno la schiena non dico nulla, è scontato che li sentiate.
In buona sostanza, Harris ha messo su carta un gioco funambolico, ha camminato su un filo teso ad enorme distanza dal terreno della realtà storica e ci ha fatto vedere e sentire ciò che sarebbe potuto avvenire se una delle più agghiaccianti ipotesi della storia si fosse realizzata. Ha fatto anche di meglio: ha trovato un aggancio tra realtà e finzione/ipotesi storica nella seconda parte del libro che, però, verrà scoperta leggendo….
Un thriller fantapolitico consigliato a…
Fatherland (in vendita su Lafeltrinelli a 8,50 euro), che ebbe un successo clamoroso quando fu pubblicato, resta un evergreen ed è consigliato a tutti i tipi di lettori: a quelli che amano il giallo, agli appassionati di storia ed a coloro che, invece, non l’hanno studiata. A tutti è consigliabile iniziare la lettura se si sa di avere sufficiente tempo a disposizione per “incollarsi” alla pagina; diversamente le notti insonni non saranno solo una delle metafore preferite dai lettori voraci e compulsivi.
Sempre di “stampo storico” è anche Pompei, scritto da Robert Harris nel 2005: leggete la nostra recensione qui!