Dell'amore e di altri demoni: "la vita è un magma" Dell'amore e di altri demoni: "la vita è un magma"

Dell’amore e di altri demoni: “la vita è un magma”

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La copertina dell’opera in lingua originale

È il 26 ottobre del 1949 quando Márquez, giornalista e narratore onnisciente, assiste allo svuotamento delle cripte funerarie dell’antico convento di Santa Chiara in Colombia, Paese nel quale l’autore è nato e parzialmente vissuto. Ma nella terza nicchia dell’altare maggiore la lapide schizza via in pezzi al primo colpo di zappa, e una chioma viva di color rame della lunghezza di venti metri si sparge fuori della cripta. Il capomastro spiega che i capelli crescono un centimetro al mese dopo la morte e venti metri possono datare la cripta a duecento anni prima, ma Márquez ricorda il racconto della nonna: era esistita nel periodo buio dell’Inquisizione una marchesina di dodici anni dalla lunghissima chioma, morta di rabbia in seguito  al morso di un cane, ed era venerata nei pressi dei Caraibi per i suoi molti miracoli. Tale leggenda è l’origine del libro Dell’amore e di altri demoni (su Ibs a 6,75 euro) scritto a Cartagena de Indias nel 1994, anno stesso della pubblicazione.

La trama

La fanciulla si chiama Sierva Marìa de Todos los Angeles, figlia unica non desiderata dell’inetto e ignavo marchese di Casalduero e di una narcotrafficante di umili origini, una balorda, dagli appetiti sessuali smodati, Bernarda Cabrera ,che si è fatta mettere incinta per sposarlo per volontà del padre, che mirava al ricco patrimonio del marchese.  La bimba odiata dalla madre  e negletta dal padre, vive di fatto con la servitù africana assimilandone lingua, usi, costumi e sensibilità.

Dacché viene morsa da un cane rabbioso, il padre subisce una rivoluzione interiore e darebbe la sua vita per quella della figlia. Il medico eretico Abrenuncio de sa Pereira Cao esclude totalmente la possibilità della rabbia. Ma i comportamenti aggressivi, risalenti ai traumi infantili, di Servia Marìa fanno cadere su di lei il sospetto che sia un’indemoniata; cure sbagliate di medicastri ed esorcisti le procurano una puzzolente e sanguinante ferita nella caviglia morsicata. Finché il Vescovo, intriso ovviamente di pregiudizi cattolici, intima al marchese di segregare la figlia nel monastero di clausura di Santa Chiara.

Qui riceve sevizie e maltrattamenti e viene legata come una cagna rabbiosa e indemoniata. Il Vescovo incarica il suo pupillo (suo figlio? Ex-amante?) il bibliotecario, inesperto di riti satanici, Cayetano di prendersi cura del caso;  questi, dietro il suo rigore morale costruito in anni di privazione si scopre follemente innamorato della conturbante fanciulla fino al tragico epilogo…

La critica

Il libro va assolutamente letto e vi lascio il gusto di conoscere la trama cui ho accennato per dovere di recensionista, perché il testo, per quanto breve, è un cantiere inesauribile di elementi che si pongono tra reale e fantastico, riconfermando l’aspetto gigantesco della genialità di Márquez, insignito non solo del Nobel, ma dei massimi premi internazionali e considerato ben a ragione il più importante esponente del “realismo magico”.

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Il dono della scrittura e della fantasia credo sia dote innata della letteratura latino-americana in specie, verso cui ho un tributo di riconoscenza infinita perché mi consente di sognare mondi viscerali, complessi, magmatici, metaletterari, simbolici, allusivi, assolutamente onirici. Ho riletto il testo in oggetto a distanza di venti anni e ammetto che provo per l’autore un religioso stupore per quanto di affascinante, inusitato, deragliante, passionale, ancestrale, archetipico egli riesce a concepire anche nello spazio di un’opera breve.

Egli è difatti l’inventore di un genere letterario che ha poi prodotto anche le opere di Coelho (che poco mi convince) e della straordinariamente fantasiosa Isabel Allende. Libri quelli del genio Márquez che, partendo da un elemento, come il ritrovamento della lunga chioma color rame, si strutturano in plot arditi, superando qualsiasi barriera intellettuale e andando a colpire proprio il cuore del lettore che rimane avvinto alla trama fino allo scioglimento finale, identificandosi con essa tra amore, sofferenza e umana compartecipazione al dolore universale.

Un libro magico Dell’amore e di altri demoni, dunque in cui si scopre che dentro gli uomini si agitano infiniti demoni: ipocrisia, convenzione, pregiudizio, razzismo, ma il demone più difficile da sconfiggere è proprio quello che ci può condurre addirittura alla morte: questo è l’amore, sentimento in cui l’autore crede fermamente perché, come tipico dei latino-americani, profondamente attraversato dalla pulsione di vita con tutte le sue attrattive e i suoi aspetti repulsivi. La vita è un magma, un percorso difficile da attraversare, di una complessità kafkiana abnorme e l’uomo è un abisso che lo assorbe nei sentimenti più alti e più abietti, sicché l’odio e l’amore sono i protagonisti di eccezione del romanzo.

Abietta senza chances di redenzione la madre della bimba, vittima del suo demone, l’appetito sessuale impossibile da soddisfare, che la induce in un baratro di solitudine e di perdizione senza via d’uscita, dove l’odio la fa da padrone assoluto. La grandezza dell’autore risulta anche dall’intreccio con prolessi e analessi fino a ricostruire un puzzle perfettamente incastrato e coerente in uno stile incantevole, scorrevole, più poetico che altro con ricorso ad aforismi di un’acutezza unica: “Non c’è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità”; “Più la scrittura è trasparente e più la poesia è visibile”. Continuerei ad libitum ma chiudo con questa citazione che sia di insegnamento ai tanti scrittori contemporanei che ricorrono al narcisistico autocompiacimento stilistico dimenticando che nella semplicità c’è – come affermava già Aristotele – tutta la qualità della sintesi.

Ecco, per me, in Márquez si arriva ai vertici della poesia sublime.

 

Autore: giovannaalbi

Giovanna Albi nasce a Teramo, dove si diploma al Liceo Classico con 60/60 e lode. Laureata in lettere classiche e in filosofia (due lauree) con 110 e lode ,insegna latino e greco dal 1987 e collabora con l'UNIPG. Ha seguito un tirocinio lacaniano di sette anni a Milano. Scrive dal 2010. Ha pubblicato 4 romanzi e ha vinto concorsi letterari. E' recensionista e critico letterario

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6 Commenti

  1. Una volta trovato questo sito, non lo lascio più.

  2. Erica, benvenuta fra noi! Grazie di cuore per l’apprezzamento! 🙂

  3. Grazie,Erica,ti consiglio la lettura di questo autore straordinario e da brivido. Benvenuta tra noi.

  4. Giusta recensione. Sincera e misurata con piacevoli ora slanci all’esaltazione del personale gusto letterario di chi recensisce.

  5. Grazie duemila

  6. Gabriel mi ha rapito il cuore lo ha cullato nelle sue mani quando ho letto c’ent’anni di solitudine, lo ha accarezzato malinconicamente con l”amore ai tempi del colera e poi lo ha stretto forte fino quasi a farlo sanguinare le gocce del mio sangue nelle pagine di dell’amore e…. .Le emozioni che mi suscitano le opere immense di Marquez sono carnali e sanguigne come la sua scrittura e sono una sorta di segnalibro emotivo nelle pagine della mia vita. Grazie per la sua recensione mi è piaciuta molto. Luisa Bellocchio

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