18 giugno 1815. Waterloo di Andrew Roberts | Corbaccio
Si parlava anche italiano, ma gli accenti non erano meridionali, il 18 giugno 1815, a Mont Saint-Jean, una modesta collina entrata nella storia. Perchè non c’erano uomini del Regno di Napoli tra le armate francesi sconfitte dagli angloprussiani. Murat non aveva seguito Napoleone nel tentativo di ritornare padrone dell’Europa, dopo la fuga dall’esilio sull’Elba.
Mont Saint-Jean, un rilievo appena accennato 12 miglia a Sud di Bruxelles, è lì che Bonaparte vide svanire il suo progetto. Ma la battaglia è ricordata col nome di un’altra località. Nonostante gli sforzi di generazioni di storici francesi, uno dei più grandi scontri di tutti i tempi ha preso la denominazione di un borgo distante più di 5 km, dove Wellington aveva stabilito il suo Stato Maggiore: Waterloo.
Nessun napoletano, abruzzese, pugliese, lucano, calabrese, siciliano in Belgio. Erano caduti tutti in Russia. I superstiti dei contingenti che avevano seguito re Gioacchino nell’infausta spedizione contro lo Zar non vissero la domenica di sangue nella campagna belga, perché Murat non marciò contro prussiani e inglesi a fianco del fratello della moglie. All’ultima battaglia, non presero parte combattenti del Sud. Il popolo meridionale, del resto, odiava i francesi, che si erano presentati tra loro da saccheggiatori, violentatori e assassini. Le colonne accorse nel 1799 a sostenere la rivoluzione giacobina, che cacciò provvisoriamente i Borboni, erano composte da soldataglia affamata di tutto: cibo, denaro, opere d’arte, donne, anche scarpe e biancheria. Depredavano, senza pietà, come cavallette.
Nessuna sorpresa, perciò, se perfino i ruvidi russi vennero accolti da liberatori. Poco importava se i soldati dello zar venivano a riportare sul trono il Borbone, perchè il popolo gli era rimasto fedele. Mentre i francesi tornavano al Nord, richiamati da Napoleone, un contingente di 1400 fanti russi sbarcò in Puglia, per risalirla – tra il tripudio della popolazione, come sosteneva Ippolito Nievo – insieme a truppe turche e inglesi. Gli alleati erano diretti a Foggia, per riprendere l’intera provincia. A temerli, però, era solo chi era compromesso con la Repubblica giacobina. Dietro, sciamavano le masse di guerriglieri del cardinale Ruffo e diverse bande di briganti, compresa quella di Mammone, una belva col cappello tempestato di medagliette della Madonna e dei santi. Ma i francesi? Tornarono, per restare, dopo la vittoria di Marengo, estate 1800, proprio fino all’esito della battaglia del 1815 in Belgio, rievocata in Waterloo, un volume Corbaccio (170 pagine 16,60 euro), da Andrew Roberts.
La vittoria andò a chi riuscì ad assommare meno errori. Molto influirono anche le condizioni atmosferiche. La pioggia che inzuppò il terreno per l’intera notte precedente, costrinse l’Empereur a sprecare ore cruciali nella mattinata per attendere che il suolo si compattasse, in modo da favorire l’azione regolare dell’artiglieria, uno dei punti di forza della Grande Armèe. I campi molli, infatti, condizionarono molto l’efficacia dei colpi. Le palle piene sparate dai cannoni francesi affondavano nella mota e si fermavano, invece di saltare più volte di rimbalzo, investendo intere file di giubbe rosse o cavalieri.
Altre disastrose conseguenze sui transalpini ebbe l’innovazione tattica di Wellington di disporre i fanti britannici lungo due lunghe file, in modo che dai reggimenti partissero salve di migliaia di fucili, contro la consueta avanzata francese per colonne di divisioni, che poteva opporre solo il fuoco di poche decine di armi per volta. Questo causò perdite maggiori e inaspettate tra i bleu.
Il ritardo nell’inizio dei combattimenti e la dispersione di molti buoni reparti, rese decisiva l’irruzione sul campo delle truppe tedesche di Blucher, che avevano beffato il maresciallo Grouchy, inviato da Napoleone all’inseguimento degli stessi prussiani, sconfitti in precedenza a Wavre. Mentre questi francesi di fatto si esclusero dai combattimento, tre corpi d’armata di von Bulow marciarono sul rombo dei cannoni e raggiunsero Mont Saint-Jean in tempo per soccorrere gli esausti inglesi e capovolgere l’esito della battaglia, che stava scivolando a favore di Bonaparte.
A un tiro da Bruxelles, Napoleone trovò la sconfitta definitiva. Si chiudeva una pagina di sangue per l’Europa, durata vent’anni. 18 giugno 1815. Waterloo di Andrew Roberts, edito da Corbaccio nel 2009, è disponibile per l’acquisto su Ibs a 8,30 euro.