I Quaderni del Flacco (Bari): ottant’anni di un liceo del Sud
Nel 1500 era la scuola dei nobili, gestita dai gesuiti, ma da istituto statale ha festeggiato gli 80 anni a metà maggio uno dei licei più conosciuti del Mezzogiorno. Una bella età per il “Flacco” di Bari, rimasto per mezzo secolo il solo classico pubblico della città. Se non la storia, plurisecolare, è certamente ottuagenaria la sede, l’edificio sul lungomare nord, disegnato dall’architetto Petrucci . Venne inaugurata nel 1934, conservando l’intitolazione datata 1865 all’eroe del 1799 napoletano “Domenico Cirillo”, per assumere la denominazione ufficiale di Regio liceo ginnasio “Quinto Orazio Flacco” un paio di anni dopo, su richiesta del corpo insegnante.
Quello che per tutti è semplicemente e nobilmente il “Flacco” ha formato la classe dirigente del capoluogo pugliese. È stato flacchista il sindaco uscente, Michele Emiliano, come il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, diverse generazioni di giuristi, medici, docenti, accademici (gli attuali rettori dell’Università e del Politecnico), intellettuali: il direttore del festival cinematografico di Bari Felice Laudadio, già curatore della Biennale Cinema di Venezia. Tante e tanti sono stati formati alla vita privata, pubblica e politica, alla democrazia e alle professioni,
È riservata alle celebrazioni dell’anniversario gran parte dell’edizione 2014 dell’house organ, la rivista “I quaderni del Flacco, appena pubblicata, per i tipi della casa editrice locale Levante (numero IV, 224 pagine 20 euro). Un atto dovuto e voluto, sottolinea nella presentazione il preside Antonio d’Itollo, a sua volta passato da quei banchi. Una ricorrenza e una pubblicazione particolarmente care all’esercito di ragazze e ragazzi cresciuti a pane e Flacco nella lunga vita di un liceo che negli anni della contestazione giovanile è stato incubatrice, culla, centrale operativa e ideologica del movimento studentesco barese. Generazioni straordinarie. Paradossale, in una struttura littoria con pianta a forma di grande M, in onore di Mussolini!
L’ampia sezione sugli 80 anni iscrive l’edificio nel contesto del massiccio sviluppo dell’edilizia pubblica a Bari negli Anni Trenta e mette in risalto le dotazioni tecnico scientifiche che l’istituto può vantare: i musei didattici e laboratori di scienze naturali e di fisica, la rara collezione paleontologica ottocentesca e il prezioso erbario, rimasto a lungo ignorato, un “giacimento” di migliaia di specie vegetali pugliesi raccolte dal botanico Giuseppe De Nicolò.
Da notare, in particolare, la presenza dei testi di quattro docenti universitari, a conferma di un legame stretto con l’Ateneo barese, rafforzato da progetti tutt’altro che occasionali e che rappresentano la continuità di un processo “di integrazione tra agenzie educative, nella prospettiva di un sistema formativo finalmente integrato”, assicura il preside.
Altri contributi guardano al presente ( le nuove competenze digitali), al passato (le interpretazioni di Orazio tra XIX e XX secolo, Aristofane politico, il pensiero politico di Tommaso Campanella) e al futuro (la didattica al tempo dell’e-book). Seguono le iniziative del “Flacco” nel mese della memoria. L’Olocausto è stato ricordato ospitando nell’Aula Magna tre noti studiosi e i rispettivi lavori: Anna Foa (“Portico d’Ottavia 13”), Daniela Padoan (“Razzismo e noismo”), Francesca Recchia Luciani (“Un dibattito necessario tra filosofi, giuristi e storici”).
A chiudere, le recensioni di alcuni libri donati alla scuola.
In fase di stampa, alla notizia della scomparsa di Jacques Le Goff, è stato aggiunto un ricordo dell’ultimo esponente della scuola di studi storici franco-belga, nata intorno alla rivista “Annales d‘histoire économique et sociale”, fondata nel 1929 dagli storiografi Marc Bloch e Lucien Febvre. Ha il merito di aver riscattato il medioevo dalla plurisecolare ipoteca negativa, derivata dal confronto con l’Illuminismo. Buona parte della storiografia moderna, abbagliata dalla “novità dei Lumi”, ha finito per leggere l’intera età medievale, durata addirittura dieci secoli e più, come un periodo di oscurità e decadimento, trascurando il lungo e sommerso percorso dei semi che hanno portato al risveglio e culturale del Rinascimento e della stagione del risveglio morale e materiale, anticipatrice delle rivoluzioni post illuministiche.