Il caso Lusitania di Prinzhofer Renato, Droste Christian
Il Lusitania affonda, gli USA entrano in guerra
7 maggio 1915: l’Europa era in fiamme da nove mesi e quell’albergo di lusso galleggiante si trovava nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Come il Titanic, gioiello della compagnia concorrente White Star Line, la turbonave Lusitania della britannica Cunard Line andò a fondo nell’Atlantico con parte dei passeggeri ed equipaggio. Per un siluro, però, un’arma d’offesa sottomarina, non per aver strisciato un iceberg. Lo scoccare delle 14,10, quel venerdì, fu fatale alla regina dei mari, in viaggio da New York a Liverpool. Incrociò il sommergibile tedesco U20, a 15 miglia da Old Head, promontorio a meridione dell’Irlanda. Colò a picco in diciotto minuti. Era la nave più grande e veloce, del mondo, con la gemella Mauretania. La chiamavano il levriere dei mari. Quelal tragedia del mare provocata avrebbe deciso le sorti dell’intero primo conflitto mondiale, provocando l’ingresso in guerra degli Stati Uniti e cancellando ogni possibilità di vittoria per la Germania.
La determinante vicenda storica è stata ricostruita dettagliatamente nel 1974 dal giornalista Renato Prinzhofer, riordinando gli articoli d’epoca raccolti da Christian L. Droste. Il volume, “Il caso Lusitania”, è tornato nella classica collana pocket Testimonianze fra cronaca e storia, dell’editore Mursia (264 pagine).
Il transatlantico stava completando la duecentoduesima traversata dell’Oceano. Imbarcava 1.388 passeggeri e trasportava 3 detenuti. I componenti dell’equipaggio erano 574. Navigavano quindi in 1.965, più che a bordo di qualsiasi nave quell’anno. Il siluramento viene ricordato come un delitto atroce. Se il vecchio continente era ferito da trincee e spazzato dalle cannonate, gli USA erano neutrali e vennero scossi da un’ondata di indignazione. A nulla vale che i tedeschi avessero dichiarato zona di guerra l’area marittima attraversata dalle rotte verso le isole britanniche, interdicendola quindi anche alle navi civili di paesi belligeranti. Per gli Stati Uniti era un crimine di guerra inaccettabile l’aver causato la morte di 1201 non combattenti, tra i quali oltre cento cittadini americani. “La Germania è di sicuro impazzita – si leggeva – il siluramento, pur sapendo le autorità tedesche che a bordo dello sventurato transatlantico viaggiavano molti americani, è una dimostrazione di tracotante disprezzo per l’opinione mondiale in genere e americana in particolare”.
La verità tutta da una parte, la brutalità dall’altra. Fin troppo facile la campagna manichea di stampa che seguì, a sostegno dell’intervento Usa nel conflitto, vantaggioso per certe aziende, considerato lo slancio che avrebbe ricevuto necessariamente l’industria bellica. I fatti che si conoscono oggi sono però assai diversi da quelli raccontati allora, dalle “informazioni in base alle quali i contemporanei furono chiamati a farsi un’opinione e a lasciarsi addirittura portare in una guerra”. Da qui questo libro, spiega Prinzhofer, nato inquadrando gli articoli raccolti da Droste nelle notizie e informazioni necessarie a chiarirli per il lettore di oggi. È come un giallo, non c’è da anticipare colpevoli e circostanze, che i lettori potranno individuare a loro giudizio, seguendo attraverso il dossier i fatti e le controversie, “una viva testimonianza di come la bella nave andò verso il naufragio, col suo carico di passeggeri fiduciosi e di materiali micidiali”.
Ugo Mursia Editore
Prezzo online: € 13,60
€ 16,00 -15%