Bonneau Renée – Requiem per un giovane soldato. Montecassino 1944
Sei mesi d’inferno nella valle del Liri, nel 1944. Duecentomila morti. Tutto per una strada, che conduceva a Roma. I tedeschi bloccavano la Casilina, occupando le vette dell’Appennino e i Monti Aurunci, verso il Tirreno. Gli Alleati attaccavano, per sfondare la linea Gustav, con perno a Cassino. Tre offensive fallite, a gennaio, febbraio, marzo, contro la città devastata, dominata dall’Abbazia, pure distrutta, rasa dalle fortezze volanti perchè il generale Freyberg non voleva sacrificare i suoi neozelandesi a un monumento cattolico. La ferocia della battaglia di Montecassino, vista da un altro monastero, l’eremo gotico cistercense di Casamari, qualche decina di chilometri a Nord, in Ciociaria. È una breve storia di dolore, ma anche di fiducia nell’uomo e di speranza nel futuro, quella che la scrittrice francese Renée Bonneau racconta in “Requiem per un giovane soldato”, edizioni Paoline, 124 pagine.
La guerra e la pace del tenente Franz a Cassino
Solo rumori lontani dei combattimenti raggiungono Casamari e militari tedeschi straziati da ferite: parà della Goering, i diavoli verdi, e carristi, artiglieri, truppe di appoggio. I monaci si sono ritirati nella sala capitolare. Il dormitorio è stato trasformato in ospedale, trenta letti per feriti gravi. Un ricambio frequente, dovuto alla morte di tanti di quei ragazzi, nonostante l’assistenza di un infermiere dell’esercito germanico e dei bravi monaci. Lo dice uno di loro, padre Matteo, un toscano che ha imparato la lingua tedesca da bambino e che da interprete è sempre più coinvolto nell’assistenza degli ospiti, più umana che spirituale, più laica che religiosa, perchè a chi stava per morire non serviva altro conforto dell’augurio di tornare a casa. Il 14 maggio 1944, a tre giorni dalla conquista polacca dell’abbazia cassinese, viene ricoverato un tenente austriaco ventenne. Prima di indossare la divisa, stava per dare l’esame di clavicembalo al conservatorio. È sensibile, colto, di buona famiglia cattolica. Ma è gravissimo. Nei quattro mesi in cui Franz è ricoverato nel monastero, insieme a sette commilitoni intrasportabili, nasce un ricco rapporto con padre Matteo. Si raccontano delle famiglie, della vita precedente. Parlano di musica, d’arte, della Toscana. Di bellezza, non solo del sangue di Montecassino. È una storia romanzata, che parte da un fatto vero: la sepoltura di un soldato tedesco tra i monaci di Casamari. La professoressa Bonneau ne ha tratto ispirazione per un breve, toccante romanzo, di guerra eppure di grande serenità tra gli uomini. Di autentica pace. Scontri, uccisioni, distruzioni: ricordi violenti si affiancano a momenti di tenerezza. Commovente il gesto di rispetto e di scusa dei rudi combattenti dell’esercito di Hitler alla notizia della strage compiuta dai connazionali a Sant’Anna di Stazzema. Cinquecentosessanta vittime innocenti massacrate, donne, anziani e bambini. Tra loro la mamma di Matteo, originaria dei luoghi. Nel cortile, i feriti gettano nel pozzo le fibbie dei cinturoni, dov’è inciso Gott mit uns, Dio è con noi. Il motto della Wehrmacht ora appare fuori luogo: lì non sono più nemici e rinnegano gli assassini nazisti. È un gesto di riparazione. Aiuta a comprendere che anche in una realtà sconvolta da una guerra feroce, si può ritrovare l’umanità che riuscirà a ricostruire il mondo a venire: in questo caso, la nostra Europa, in pace da settant’anni.