Avventure storiche di sedicenni nell’Europa del Medioevo
È tremendo il destino dei lebbrosi nell’Inghilterra del XIII secolo, in pieno Medioevo? La gente guarda spaventata, arretrando. Nessuno azzarda un contatto. Strisciano lontano, mantenendo la distanza. E tutto per quelle macchie secche e scolorite sulle mani. “Ascolta, Robert”, gli dice il parroco, “non devi mai più mettere piede in un posto dove le persone si riuniscono: taverna, mercato, chiesa. Non devi mai bere senza usare una coppa, non devi mai lavare te stesso o le tue cose nell’acqua corrente, né camminare a piedi scalzi, né parlare alla gente sana. Devi indossare un mantello col cappuccio e portare un sonaglio, così avviserai tutti del tuo arrivo. Per il resto, sei ‘libero’ di andare dove vuoi, ma per il mondo sei morto”. Il sedicenne Robin di Westwood, è il protagonista di un romanzo di Geoffrey Trease, scrittore inglese estremamente prolifico scomparso nel 1998, edito da qualche mese fa in Italia dalle edizioni San Paolo (“Le torri di Granada”, 248 pagine, 8,90 euro), nella collana per ragazzi Nuvole.
Da un giorno all’altro la vita del ragazzo è sconvolta. Ha una malattia allora temutissima, per la quale non si conoscevano cure. Questa la diagnosi di padre Simon. È impuro, dice la Chiesa, va cacciato, bandito dalla sua casa, separato per sempre dagli affetti. Ma non ha affatto la lebbra, solo una malattia della pelle. Glielo assicura il vecchio Solomon di Stamford, un ebreo che Rob salva dai briganti nella foresta di Sherwoood, poco dopo aver abbandonato il villaggio. Per riconoscenza, il generoso anziano lo cura con un unguento e intanto lo ospita in casa, insieme ai figli David e Susanna. È un medico, attività clandestina per gli israeliti, vietata dal re, insieme a tante altre. Ed è anche un dentista indolore, che addormenta i pazienti con l’ipnotismo (e per questo rischia di finire sul rogo come stregone). Il giovane gli si affida come a un padre e la sua vita prende una direzione completamente diversa, ma solo una volta esaurito il tentativo d’essere riammesso nella comunità di Westwood. Le mani sono perfettamente guarite dal banale eczema, ma padre Simon non vuole riconoscere il suo errore. Lo conferma lebbroso, contro ogni evidenza.
Questo porterà Robin nel pieno del romanzo ed anche lontano, perchè la discriminazione degli ebrei continua: re Edoardo li bandisce dal regno e sequestra i loro beni. Anche Solomon e famiglia, compreso il ragazzo, dovranno espatriare a loro però è affidata una missione, su incarico della regina. Devono procurare a Eleonora di Castiglia l’unico medicinale in grado di alleviare un suo malessere ricorrente. È l’Essenza d’Oro, su formula segreta di uno speziale arabo di Toledo, conosciuto solo col curioso soprannome “”.
Per cercarlo sarà necessario spingersi in Spagna, dalla Castiglia a Cordova e Granada, nel Califfato musulmano. Non senza pericoli, perchè inseguiti da un gruppo di fanatici, capeggiato dall’odioso Zapata, un domenicano sospeso dall’Ordine, che ha scambiato il medicinale per una fantomatica, miracolosa e inesistente Essenza della vita.
È un romanzo per ragazzi, ricco di azione, ma non dispiacerà agli adulti perchè attento ai valori, soprattutto l’incontro e il rispetto di razze e religioni diverse, non senza l’ostacolo di qualche cattivo esempio, come si è visto.
Il finale, aperto alla speranza, è negli occhi azzurri della nipote adolescente del sapiente Ibn al Razi, di sangue misto, cristiana: Zoraya. In arabo, è la stella che sorge al mattino.