L’oscuro mosaico: amore e delitti nella Puglia medioevale
Calabria, primo 1100. Livio è un bambino che vuole conoscere il mondo. Ha una gamba leggermente più corta dell’altra, ma il cuore più coraggioso di un adulto. Così pensa Yusuf, mercenario e medico saraceno al servizio dei normanni, che lo aiuta a rubare un cavallo e andare via, perché cavalcare fa sentire liberi, guarisce le ferite dell’anima e le imperfezioni del corpo. Alcuni anni dopo, Livio è un ragazzo. Vive e impara da un erborista guaritore, a Castrum Minervae, in Puglia. Come tutti, ama la figlia tredicenne del barone Gualtieri, già bella da oscurare il sole. Ma un pezzente non può avvicinarsi a Mirta, tantomeno raccontarle storie d’amor cortese. Sorpreso, picchiato e quasi impiccato dal barone, si convince che l’ha tradito lei. Qualcuno lo libera nottetempo e fugge.
Passa il tempo. Ora Livio è Nero, un guerriero invincibile, perché combatte bene. Molti combattono bene, ma non sono invincibili: è che non ha paura di morire, perché non ha niente da perdere e la morte evita chi non la teme. È freddo determinato, ormai zoppica solo impercettibilmente. Viene dal niente ma è stato istruito alla guerra dai maestri d’armi migliori e ha imparato scienze e lettere dai libri. Il re di Palermo lo ammira, ha fiducia in lui. È Guglielmo, detto il Malo da quando ha fatto radere al suolo Bari, nel 1156.
Scorrono ancora i mesi, Nero diventa il nuovo feudatario di Monteventoso ed è inviato in Terra di Hydruntum dal sovrano normanno. Un buon gradino nobiliare sopra Gualtieri, dunque, che pensa di dargli in sposa la figlia, intanto in convento.
Nel romance medievale di Ornella Albanese “L’oscuro mosaico” (Leggereditore, 445 pagine 10 euro), la storia d’odio-amore di due giovani cresce a cerchi concentrici, capitolo su capitolo. Una tessera del mosaico dopo l’altra, come lo splendido Albero della Vita, realizzato dal monaco Pantaleone sul pavimento della cattedrale d’Otranto e che nella vicenda ha un ruolo decisivo. È la chiave, infatti, per venire a capo della morte brutale di due donne di Castrum. I cadaveri sono ritrovati a testa in giù, dissanguati, straziati come da artigli. Per due sfortunate coincidenze, dei delitti viene accusato Livio-Nero, che finisce nelel segrete. È liberato ancora una volta da Yusuf Hanifa, con l’astuzia e con l’inseparabile scimitarra. Per sciogliersi dall’accusa occorrerà studiare accuratamente. Per i lettori c’èl’ansia di scoprire cosa sarà del rapporto con Mirta, cresciuto a distanza sotto i peggiori auspici.
Un romanzo corale, Ornella Albanese ama il medioevo perché epoca di sentimenti avversi, che si prestano al meglio al racconto. E di personaggi forti, nel bene e nel male. L’autrice sviluppa con cura i rispettivi caratteri, dedicandosi non solo ai protagonisti, compreso il paterno e perfino commovente Yusuf. Ci sono la fidata Rufina, che segue Livio da quando ha raggiunto una carovana di zingari, lasciata la Calabria. C’è il negromante Rubino, con quel testone del nipote Grifo, che non ne vuole sapere di imparare. Ma nessuno è trascurato, nemmeno i cattivi. Sono seguiti e fatti seguire fino in fondo… fino alla resa dei conti.