Amore e delitti nella Puglia medioevale: il prequel
1135, Sud Italia. Manlius ritorna al castello di Tarsia coi suoi soldati, per sposare finalmente Giselda. Tre anni prima, l’aveva lasciata il giorno dopo la promessa di nozze, per andare in guerra. Con gli inseparabili Gauda, il nubiano, e Yusuf, medico guerriero, ha combattuto nell’esercito saraceno del re normanno di Sicilia, Ruggiero, in lotta contro i baroni del Meridione.
Tornando, il primogenito del conte Timoteo non ha pensieri che per la bella fidanzata. Giselda invece non lo attende più di tanto. È presa da tanti sguardi maschili, cerca anche quelli del cugino Goffredo, fratello di Manlius ed è sensibile a tante attenzioni. Non le risulta affatto sgradito nemmeno il giovane Aureliano di Rosetum, discendente dalla famiglia ostile da sempre ai Tarsia.
Dopotutto, tutti amano con appassionata infedeltà nel mondo dei nobili medievali descritto da Ornella Albanese nel romance storico L’anello di ferro (Leggereditore, 285 pagine 10 euro), primo titolo della saga del Regno Normanno, che la scrittrice di Giulianova ha continuato con L’oscuro mosaico.
Manlius è quasi alle viste delle mura, quando Giselda scompare. Era uscita dal castello per incontrare qualcuno nel bosco. Uno dei Rosetum, un bel cavaliere con le insegne vermiglie. La serva Amelina è sconvolta; “Tutto quel sangue, nella radura”. Sostiene di aver assistito allo stupro e alla morte della giovane. Dice che Aureliano, proprio lui, le ha tagliato la gola e gettato il corpo in mare.
Sdegno, vendetta, i Tarsia vogliono radere al suolo Petrae Roseti, ma Manlius è tradito da una schiava saracena, vinta a dadi nella sfida contro un mercante. Una ragazza bellissima e misteriosa. Pelle ambrata e incedere elegante. Al medio porta un anello di ferro appuntito. Il giovane futuro conte di Tarsia finisce in ceppi in una gabbia, sospesa sulla torre più alta del maniero nemico. Quella “sgualdrina”, la mezzosangue, la traditrice, è Silia, la figlia del barone di Rosetum. Incantevole e pericolosa. Viene ripagata allo stesso modo, si avvicina di notte alla gabbia, si baciano – è sempre l’eterno binomio odio-amore – e lui le sottrae uno spillone dai capelli, con cui apre il lucchetto. Esce dalla gabbia, ma quello da cui non si libera è la passione. Ama una nemica, figlia di nemici. Ed è ricambiato.
Cos’è stato di Giselda? Prende forma un thriller, medievale, a tinte rosa. Ornella muove i personaggi non come pedine ma come persone. Il colpevole trama e agisce tra i tanti, coi suoi complici, da un castello all’altro, tra progetti contrapposti e ambizioni covate e frustrate.
“Nel bosco buio fugge la sposa. Stuprata e assassinata. Così morì la bella Giselda”. È la provocazione di un piccolo orfano, Livio, un ragazzino di Tarsia. Una gamba più corta dell’altra lo fa zoppicare. Risulta infido, odioso. Nel finale si riscatta. Rivela un fondo di sentimenti. Silia gli insegna ad andare a cavallo. In sella il suo difetto si annulla e cavalcare gli irrobustirà le gambe, perché vuole andare lontano, vedere il mondo, Tarsia è un angolo troppo piccolo. Ma questa è un’altra storia. È quella del romanzo seguente della Albanese, L’oscuro mosaico.
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