Torna Bacci Pagano: una vespa amaranto nei caruggi
Una vespa amaranto attraversa rumorosamente i vicoli. Per l’ottava indagine, nei libri di Bruno Morchio, è tornato Bacci Pagano, il detective anticonformista e disincantato. Entrambi sono genovesi: l’autore è psicologo e psicoterapeuta, Bacci è un investigatore privato, molto ma molto originale. Ex sessantottino, non pentito, lui nella lotta di classe ci credeva e sa bene di dover sempre fare i conti col passato, proprio come nel nuovo romanzo. Ama – o sarebbe giusto dire amano, visto che Morchio condivide le stesse passioni? – la musica classica, Mozart, il cibo, il vino e le donne. Non necessariamente nell’ordine, perchè non ci sono priorità fisse per Pagano: analfabeta dei sentimenti, come lo ha battezzato Mara, la sua partner conflittuale. In realtà, non ripudia la sfera affettiva. È che la sensibilità eccessiva rende gli uomini deboli, a suo fatale avviso. Verità va cercando, Bacci, perché la verità è l’autentico spirito guida e obiettivo di vita di questo amaro ma appassionato reduce di una stagione giovanile di valori. Poi traditi. Da altri, non certo da lui.
“Lo spaventapasseri” (Garzanti, Collana Narratori Moderni, 256 pagine, 16,60 euro), presenta subito Cesare Almansi, l’ex bello del liceo e carismatico leader del movimento studentesco sessantottino. Telefonate minacciose in piena notte, quattro in quindici giorni, da un numero schermato, lo invitano a scegliere tra un avvocato vivo e un senatore morto. Il “signor faccia pulita”, infatti, a completamento di una carriera legale in difesa dei diseredati e degli ultimi, ha deciso di impugnare la bandiera progressista e di scendere in campo. Sembra chiaro, però, che a qualcuno questa scelta non va per niente a genio. La contrarietà si manifesta nottetempo. Una voce d’uomo, contraffatta, quasi metallica, che ripete solo un inequivocabile: Ritirati o sarà peggio per te.
Dopo decenni senza più alcun rapporto o contatto, il candidato a rischio chiama il vecchio compagno di scuola e di eskimo e gli chiede di vedersi il più presto possibile, anche subito. Un’ora dopo il detective è nello studio legale. Impermeabile bagnato e viso scuro. L’imbarazzo dell’incontro da “adulti” è ovvio. In poche battute i due sbrigano i convenevoli di tiro, giusto il tempo di compendiare vicende e disastri delle rispettive esistenze: le sue vicende e i miei disastri, osserva Bacci. Seguono le presentazioni dello staff, nel quale spicca una figura femminile: capelli biondi, occhi di cielo, Lou Suarez, padre argentino, nata a Buenos Aires, una Belen dei caruggi. La chiave della vicenda è in una vecchia storia, un lontano delitto, un oscuro intreccio fra passato, presente e futuro. Un’indagine pericolosa, molto pericolosa e con finale a sorpresa.
Il fatto è che Bacci Pagano non si fa usare. È un uomo libero, anzi, un uomo vero.