Il rifugio. Un angolino tutto mio per liberare le parole imprigionate Il rifugio. Un angolino tutto mio per liberare le parole imprigionate

Il rifugio. Un angolino tutto mio per liberare le parole imprigionate

il rifugio melina airoli

Eccolo qui: questo è il mio “rifugio”

Il luogo dove amo scrivere? Innanzitutto nella mia mente. Sì perché non sempre posso mettermi seduta e buttare giù quello che mi frulla per la testa. Una volta portavo sempre in borsa un quadernetto rosso dove, ovunque fossi, scarabocchiavo in tutta fretta i brani e le parole che giungevano alla mia mente in modo da non perderli nei meandri della mia confusione o non mescolarli con le altre idee che gironzolano libere e disordinate qua e là; quando poi tornavo a casa, nei momenti di relax o nel tempo libero li trascrivevo ordinatamente nel mio computer, inserendoli nella storia che poi è diventata il mio primo romanzo.

Ma da quando sono diventata mamma il tempo libero è qualcosa di inesistente, la parola relax pare essere scomparsa dalla lingua parlata e il quadernetto rosso ha dovuto cedere il posto a salviette, pannolini, fazzoletti, bottiglie d’acqua, giocattoli, pastelli e ogni altra diavoleria mammesca si possa reperire in una borsa sufficientemente capiente (in ecopelle vegan o tessuto ovviamente!)… il passaggio intermedio è stato eliminato, carta e penna, pur essendo molto romantici, hanno il limite di dover essere conservati e, a dirla tutta, scrivo molto più velocemente sulla tastiera di un computer che a mano libera. Ahimè a volte passano giorni prima che io possa trasferire fisicamente i concetti dalla mia testa al computer. Per questo faccio di tutto per non scordarli. Li ripeto tra me e me, li amplio, li estendo, li tagliuzzo e li ricucio ancor prima di scrivere anche una sola riga. E poi, finalmente arriva quel momento in cui Daniel si addormenta e le coincidenze astrali fanno sì che io non debba proprio in quel momento preparare la cena, piegare il bucato o rendere presentabile la mia casa… così mi accoccolo nell’angolo studio che abbiamo creato nella nostra camera da letto e ci provo: accendo il mio pc, scelgo con cura un brano musicale che mi faccia compagnia, mi preparo una tisana da tenere accanto e assaporare lentamente, oppure mi porto dietro una tazzina di caffè con tre cucchiaini di zucchero.

Ecco sono pronta… c’è anche un gatto accovacciato sulle mie gambe, non manca proprio niente. Salvo poi essere interrotta esattamente dieci minuti dopo aver aperto il file che volevo rabboccare con le mie nuove idee! Allora le ricaccio in un angolino della testa tutto mio, senza liste della spesa e cene da preparare e prego perché restino al sicuro, si conservino e non vadano perdute: “un giorno verrò a prendervi!” dico loro e spero mi aspettino. Piccolo sfogo domestico, perdono, perdono!

La mia cuccia della scarabocchiatrice di parole allo sbando è un angolino incuneato tra due finestre, accanto alla cassettiera dove riponiamo la biancheria a ridosso di un termosifone. Era molto spartana prima che mio marito la arricchisse donandomi una fantastica poltroncina dal design super moderno che desideravo tantissimo. Un’altra delle mie passioni è infatti il design, credo che la pulizia delle linee e l’innovazione nell’utilizzo di alcuni materiali abbiano tutto il diritto di essere ritenute forme d’arte. A proposito di pulizia delle linee… confesso di avere un piccolo problema con l’ordine. Anzi con il disordine! Non amo vedere troppi oggetti in giro, non riuscirei a scrivere una riga se intorno a me ci fossero troppe cose, ce ne sono già troppe nella mia testa, l’ambiente che mi circonda deve essere il più possibile scarno. Certo questo mi causa non poche prese in giro da parte di mio marito!

Tornando al mio angolo studio dove è venuto alla luce Incredibilmente Blu… sono un po’ all’antica e non ho una gran passione per i dispositivi touch-screen, adoro sentire il ticchettio dei tasti che si inseguono veloci, mi da il ritmo e mi mantiene concentrata. Infatti il mio preferito è un pc fisso, anche se ho un piccolo portatile che uso quando sono “in trasferta” nella mia città natale.

Vorrei solo che i tasti si impolverassero meno, perché significherebbe avere molto più tempo da dedicare alla scrittura.

Autore: Mélina Airoli

Sono nata a Roma, ma sono sarda e ho vissuto ad Alghero dall'età di un anno fino alla conclusione delle scuole superiori (i geometri, ahimè, scelta totalmente errata, lontana dalle mie inclinazioni e passioni). Nel 1999 mi sono trasferita a Venezia per frequentare lo IUAV dove ho conseguito la laurea in SIT. Questa bizzarra città è diventata ormai la mia casa, poiché qui vivo insieme a mio marito Samuel, violinista presso il Teatro La Fenice, al nostro Daniel (piccola peste nata nel 2010) e a due feroci felini: Manon e Calcifer. Amo gli animali dacché ho memoria di me. Sono vegana da circa dieci anni e il mio unico rimpianto è non aver cominciato prima.

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1 Commento

  1. Ho letto la recensione con il sorriso, scaturente dalla gradevole scoperta della semplicità di un mondo descritto con caratteri realistici e tangibili già nell’immediatezza. Alle espressioni corrispondono le immagini che scorrono nella mente; il tutto in un parallelismo perfetto ed “intonato” dal quale sfocia corrispondenza diretta tra ciò che viene detto e le figure alle quali le parole si riferiscono. Anche io bandisco ogni tipo di disordine e cerco di buttar giù le mie “due righe” in angoli ove regni compostezza e libertà di movimento e non solo di pensiero. Il mio primo libro, “Noi Due”, è nato nel silenzio di una sera d’inverno, carta e penna alla mano presa nel ricordo dei tempi andati in cui il “diario segreto” aveva il compito, spesso ingrato, di divenire depositario e di custodire segreti inconfessabili e desideri reconditi. Ho ritrovato me stessa in più punti seguendo la recensione sopra descritta. Me come mamma, come donna e, da qualche tempo, come autrice. Maria Pia Basso

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