Michele Serra racconta gli sdraiati
Feltrinelli Editore, collana I Narratori.
CHI SONO GLI SDRAIATI? 😯
Un padre si rivolge al figlio con toni accorati e descrive le abitudini indisciplinate di quel giovane, simbolo di tutta la gioventù che vive sdraiata, non chiudendo mai il cerchio e lasciando tutto aperto, dal frigorifero al barattolo di marmellata, dall’armadio alla porta della cucina, che si trova in un disordine desolante. Nichilismo è la parola che potrebbe sintetizzare questa condizione: nolontà, assenza di valori forti, come impegno, lavoro, disciplina, costruzione insomma della propria vita. Mentre questa avanza inesorabile con i suoi ritmi, la gioventù ha perso la cognizione del tempo e vanno in automatico le repliche di quei cartoni animati americani (i Griffin o Simpson) che dileggiano il consumismo, mentre proprio di consumismo è intrisa la vita dei giovani.
Il padre ha in progetto un grande romanzo (La Grande Guerra Finale): un di battito generazionale in una realtà che a breve sarà costituita da una maggioranza di ultrasettantenni con pannolone e Alzheimer, immagina che Brenno Alzheimer, l’autore stesso, simpatizzi col nemico, i Giovani appunto, e trami per l’affermazione di questi ultimi: questa sarebbe l’unica soluzione per uscire dal degrado sociale nel quale viviamo. Il dato più preoccupante è l’assenza di tempo interiore, quello che la vita scandisce, mentre il figlio dorme stravaccato di giorno, ma in quella posa al padre sembra di percepire un sapore che lo richiama all’infanzia, quando era facile amarlo, quando tutto scorreva nel migliore dei modi. Ora è tutto più difficile : le stature sono appaiate, le voci somigliano, gli ingombri dei corpi sono gli stessi.
Poi l’autore ricorda in analessi la sua infanzia, la sua separazione dai grandi, mangiava separatamente col fratello, quella separazione era vissuta piacevolmente come un’esenzione degli obblighi dei grandi.
Desiderio del padre è che il figlio lo segua in una passeggiata sul Colle della Nasca, quello sul quale passeggiava giovane con suo padre, il Colle sarebbe un punto di incontro generazionale e sarebbe bello che il figlio lo superasse in questa passeggiata assumendo una posizione eretta, mentre lo sdraiato questa volta sarebbe Brenno Alzheimer, alias Michele Serra….
Un romanzo toccante
Freud ha detto che la cosa più impossibile per l’uomo è essere genitore; Serra sembra partire da questo assunto per abbattere però le palizzate che di solito si ergono tra le generazioni. In un popolo di vecchi gli sdraiati devono vincere: è l’unico modo per invertire la tendenza. Non si tratta di fare una guerra, si tratta di riconoscere con tenerezza,dedizione, amore profondo il mutamento del mondo. Serra non critica, non si erge a giudice, vuole solo accostarsi con toni toccanti, venati anche dal consueto humour, al mondo dei giovani. Ma l’ironia è forse la componente meno significativa del breve romanzo, toccante fino alle lacrime, per chi si è assunto il ruolo della genitorialità : un ruolo oggi quanto mai discusso, perché i giovani fanno davvero parte per se stessi, sono una realtà a se stante , in cui non vigono più gli ideali di un tempo, elemento rispetto al quale non c’è rimpianto, ma piena presa di coscienza dell’impotenza dei padri.
Anche questo è totalmente freudiano: è proprio da questa consapevole accettazione che si può essere bravi genitori, con tutte le difficoltà del caso; facile e naturale è amare i propri figli da piccoli, il problema è dedicarsi a loro con tutta la pienezza dell’essere quando sono in adolescenza con i loro odori tipici: dai calzini puzzolenti alla ribellione esplicita, allo stare sdraiati invertendo i ritmi della natura. Ecco perché il padre vorrebbe portare il figlio su quel colle, per farlo riappropriare del suo sé profondo a contatto con la natura. La camminata su quel colle è un atto di amore dovuto di un padre verso il figlio e viceversa.
MICHELE SERRA PADRE
Il padre vive schizofrenicamente il suo rapporto con figlio, diviso tra ruolo materno che caldamente abbraccia e ruolo di padre che autoritariamente rimprovera; ma ora questo ruolo di padre è evidentemente in crisi perché siamo passati attraverso una rivoluzione copernicana e non si erano mai visti figli così tecnologici che vivono la tecnologia come un prolungamento di sé. Figli incollati alla TV e al computer, figli senza anima, figli che vivono autisticamente il loro “rapporto” col mondo. A questo ha, a parer mio, contribuito tutta una serie di trasmissioni televisive e cartoni animati nei quali i figli si sono imbozzolati chiudendosi al mondo. Il padre Serra, riportando la sua esperienza di padre, diventa il simbolo di quel genitore che, tra tenerezze , pianti, sofferenze e blandi rimproveri, e-voca il figlio fuori di quel bozzolo nel quale si è chiuso.