Intervista a Manuela Pacifico, autrice del libro Improvvisamente tu
Intervista a Manuela Pacifico, l’autrice di Improvvisamente tu.
Salve, le va di raccontarsi un po’ ai nostri lettori?
Sono una donna di 43 anni che decide che la sua vita vera comincia ogni giorno, che ogni giorno è fatto per stupirsi di come tutto possa cambiare, sorprendere o restare uguale. Sono fatta cosi e la scrittura è quel mezzo di evasione che ho, non tanto per raccontare me stessa, ma per raccontare e interpretare la vita che mi circonda. Sto aspettando ancora il futuro e nel frattempo lo condivido tra le mie passioni, musicali, sportive, cinematografiche e ovviamente letterarie.
Le esperienze raccontate nel libro sembrano quasi reali, c’è qualcosa di autobiografico o vissuto da vicino da Lei?
Sì, un giorno mi telefona un’amica e in una sorta di sfogo mi racconta di come lei e un’altra nostra amica comune, si siano scoperte innamorate. Sono molto giovani e vedono in me quella figura materna che in un simile contesto all’inizio manca, poiché hai sempre timore a raccontare in famiglia la scoperta della propria omosessualità. Cosi inizio con loro un percorso fatto di racconti, confidenze, consigli e segreti. La mia mente si lascia trasportare e inizio a scrivere “Improvvisamente tu”. La storia è molto lontana, ma gli aspetti sono identici.
Qual è il personaggio che sente più vicino come personalità? Perché?
Sicuramente Monia, probabilmente per quella immagine di ribelle che ha e che mi hanno sempre dipinto addosso e che francamente a volte mi fa piacere e a volte mi pesa… Assomiglio a lei, ma a volte vorrei essere Andrea e il suo equilibrio interiore. Sara invece credo che rappresenti davvero un’altra generazione, troppo distante dalla mia per potermi ritrovare in lei, ma proprio lei è la protagonista più vicina alle amiche che mi hanno ispirato la storia. Credo che chiunque legga “Improvvisamente tu” si ritroverà in una delle protagoniste, indipendentemente dal loro essere omosessuali.
Un consiglio da dare ai giovani autori emergenti che, come lei, cercano di avvicinarsi a questo mondo?
Avvicinarsi a questo mondo vuol dire dare tutto se stessi senza alcuna certezza che qualcosa torni indietro. Se si scrive un libro puntando al successo, forse conviene lasciar perdere. Come dico sempre “Fai per ottenere e non per ricevere”. Nulla è scontato, ma certamente va conquistato.
Da dove viene? Qual è il suo mondo letterario? Quali i suoi autori letterari di riferimento?
La mia casa fortunatamente è stata sempre piena di libri, leggeri e non. Vengo da studi psicopedagogici che mi hanno sempre affascinata, tanto da andare oltre i testi scolastici. Leggere Freud e contestarlo è diventata una sorta di obiettivo ad un certo punto. Non ho riferimenti precisi, un romanzo, un racconto, un fumetto, uno scrittore, un poeta, possono piacermi sempre e non, non prescinde da nulla. Quando ho finito la scuola ho scoperto che leggere “La divina commedia” è davvero meraviglioso se non sei costretta a doverla studiare, insomma per me la lettura è libertà. Sicuramente penso che debba molto a George Orwell. Con “1984” mi ha dato la voglia di scrivere romanzi, ma è solo grazie a un film che ho scritto il mio primo. Sul mio comodino c’è una pila di libri cosi varia da destabilizzare chiunque circa le mie preferenze letterarie e penso sia perfetto, perché si cresce solo apprendendo cose nuove