Bridget Jones. Un amore di ragazzo
Bridget Jones: Mad About the Boy
È tornata la simpatica, pasticciona, confusionaria, adorabile Bridget Jones. La ritroviamo a ormai 50 anni e passa vedova (ebbene sì, Darcy poveretto ci ha lasciato!) con due bambini piccoli, qualche taglia, anzi troppe taglie in più. Dopo 4 anni di vedovanza rispettosa e solitaria, finalmente trova la forza di rimettersi in piedi e piano piano riprende possesso della sua vita… e della 42!
Bridget Jones ha un toy boy 😳
L’approccio al mondo è però decisamente cambiato. Bridget si ritrova catapultata nel mondo tecnologico (“la tecnologia sarà il quinto elemento… o mi sto confondendo con il legno?”) dove i rapporti umani passano prima dal web, in primis da Twitter. Ed è proprio tra un tweet ed un altro che Bridget scopre che il suo corpo ha ancora tanto da dare e da ricevere, che si può ancora ridere e scherzare e pensare un po’ egoisticamente solo a se stessi.
Ebbene sì, la nostra Bridget alle prese con altre mamme (che poi così perfette non sono ) un nuovo lavoro (badate bene) con le star televisive, con due bambini meravigliosi ma che hanno i pidocchi, professori, anzi un professore antipatico come pochi (sì però bello, aitante, sportivo, autoritario e amante dei bambini… indovinate un po’ come va a finire???), i soliti amici di sempre e la mamma e l’amica della mamma. Be’ dicevo, la nostra Bridget ha un toy boy!!! Sì avete capito bene, un toy boy! Bello, levigato, simpatico, adorabile e di ben 20 anni più giovane di lei!! E neanche uno sciocco e volgare… no no ne trova uno che l’accompagna alle feste e la fa sentire la più giovane e attraente delle donne. Ma come farà?
Il senso di leggerezza però che pervadeva le due storie precedenti non c’è più. Ormai è tutto un po’ decadente, anche il modo in cui Bridget si lascia andare è un po’ più squallido di quando era più giovane. Bridget canta, beve come eravamo abituati ma scorreggia e mangia formaggio grattugiato direttamente dalla busta. Si vede che il tempo passa. E anche se passa lasciando intatti i caratteri salienti di un personaggio lo cambia, lo indurisce, lo esaspera. Ma qui non è solo il tempo che ha fatto la sua: la morte di Darcy lascia un alone di tristezza su tutto e anche se ci sarà il lieto fine (perché è ovvio che ci sarà) e si tornerà ad amare di nuovo e i bambini ritroveranno una figura paterna. Darcy è sempre presente. Come d’altronde lo sarebbe nella realtà. Helen Fielding ha reso davvero bene l’idea. Con la sua solita ironia è riuscita però a dare il senso del vuoto e dell’irreparabile. Non è mai scesa nel particolare ma mettendo quella parolina, quella descrizione al posto giusto è riuscita a far sentire quel vuoto anche a noi che (diciamocelo) eravamo tutte innamorate di Darcy.
Non mi è piaciuto invece Daniel (eravamo innamorate anche di lui, no?) Povero Daniel! Helen gli ha fatto fare davvero una brutta fine ma non voglio dirvi troppo. Leggetelo. Lo trovate in libreria – ma anche in edicola e on line – edito da Rizzoli (468 pagine), disponibile anche in formato elettronico.