La effe di John | Il cestista John Douglas
John Douglas idolo della ‘fossa dei leoni’ è stato un giocatore di colore tanto potente sia fisicamente che offensivamente. Un giocatore che sulla metà degli anni ottanta fu capace nel ruolo di guardia tiratrice di incredibili exploit offensivi sia in serie A che in A2 e che per quattro stagioni quattro ha trascinato e deliziato la parte meno nobile della Bologna cestistica in quello che ormai è localmente ricordato come il ‘periodo dell’ascensore’.
Il libro curato dal professor Sandro Serenari, noto docente dell’università di Bologna oltre che non più giovanissimo fan della Fortitudo Pallacanestro, è impreziosito dai disegni del noto fumettista Giuseppe Palumbo e riesce a raccontare, per mezzo di molte testimonianze, i quattro anni Fortitudo coronati con due promozioni ed altrettante retrocessioni che hanno saputo segnare un’epoca molto naif e frivola della Bologna non solo sportiva. Un’epoca nel corso della quale i risultati sul campo contavano meno del gusto dello stare assieme e che proprio per questo sembrano lontani quasi come la cometa di Halley.
Il testo che ci fa rituffare in un passato abbastanza recente è costituito da numerose testimonianze di chi ha vissuto sia sul campo ma anche solo sugli spalti quei quattro anni, ad iniziare proprio dalla testimonianza del giocatore simbolo di quella squadra: John Douglas, proseguendo con il suo manipolo di splendidi compagni; da Earl Williams, il primo straniero che lo accompagnò nella sua avventura tricolore, sino all’approdo del fratello Leon proprio in casacca Fortitudo. Cui si aggiungono anche altri talenti che nella ‘città dei canestri’ han saputo dire e fare molto; Jack ‘striscio’ Zatti, ‘Black’ Nino Pellacani, Maurizio Gualco, che ballò però solo per una breve annata , o giù di li; passando per dirigenti, ‘adultolescenti’ di allora che sono poi divenuti quelli un po’ più ingrigiti di oggi, fino a terminare con le testimonianze anche degli stessi giornalisti, tutto questo per descrivere un mondo che da Douglas parte per narrare l’imperituro amore che ha Bologna nei confronti della palla a spicchi, un mondo che usa la pallacanestro come un vero pretesto per ricordare un periodo felice ormai relegato nelle piacevoli pieghe della memoria di chi narra.