Il punto estremo di Paolo Pajer | Erga edizioni di Genova
Mi chiamo Paolo Pajer, sono nato a Venezia nel 1969 ma sono cresciuto in Trentino. Dal 2000 vivo e lavoro in Toscana. Mi è sempre piaciuto leggere (Garcia Márquez, Stephen King, Catherine Dunne su tutti) e soprattutto scrivere. Ho pubblicato da poco il mio primo libro di narrativa con Erga edizioni di Genova.
Si intitola Il punto estremo ed è una storia a più voci, una storia scritta in poco tempo ma che ha avuto bisogno di almeno 20 anni di “gestazione”. La materia prima che ho cercato di plasmare in quelle 48 pagine sono i meccanismi mentali, le emozioni, i legami affettivi che vanno oltre il tempo e lo spazio. Ho cercato di trattare argomenti forti come la malattia, la solitudine e la morte; ma con la leggerezza del ragno sulla tela, l’ironia del portinaio che attende seduto accanto all’uscio.
Il punto estremo è un libro esile ma che richiede, per essere compreso a fondo, almeno tre letture (al conveniente prezzo di un tascabile…).
Mi sento in ogni caso uno scrittore (e ogni volta che dico questa parola mi emoziono, ne sarò veramente degno?) fortunato, perchè ho avuto da coloro che l’hanno letto finora alcune delle soddisfazioni più grandi che potessi immaginare: Il punto estremo è stato per alcuni una lettura utile ad affrontare momenti esistenzialmente forti.
Chi cerca un libro facile, con uno spessore (non nel senso del numero di pagine) molto ridotto e che permetta di passare il tempo senza grossi impegni, lasci perdere Il punto estremo: non fa per lui/lei.
Chi per scegliere un libro si affida di solito a quello che vede in copertina, sulla fascetta che lo circonda con commenti roboanti o segue le classifiche di vendita (anche se magari poi se ne pente) potrebbe restare deluso: Il punto estremo è un libro che vive in seconda o terza fila e che probabilmente si dovrà cercare.
Chi preferisce libri che occupino la mente con un sacco di pagine e parole e dialoghi e descrizioni e azione e sesso e ricette e omicidi e chissà cos’altro, allora Il punto estremo rischia di deludere: è un libro che aspetta, accoglie nelle sue piccole stanze, fa accomodare e che piano piano tira fuori i ricordi e le emozioni dai meandri della propria mente: evoca la partecipazione, non la annichilisce.