I cavalli delle giostre: intervista all’autore Antonio Gentile
Antonio Gentile, il suo romanzo d’esordio s’intitola I cavalli delle giostre, vorrei partire dall’idea che c’è alla base di questo suo libro. Qual è?
“Non siamo nulla se non ci prendiamo cura di qualcuno” dice Letizia, una dei protagonisti, al culmine della narrazione. Cura dell’altro e liberazione: due concetti strettamente legati fra loro, intorno ai quali ruota tutto il contenuto della storia. Incontri fra anime ferite che, specchiandosi l’una nell’altra, condividono fragilità, affermando così la propria identità, trovando un posto nel mondo.
I cavalli delle giostre è un simbolo e allo stesso tempo il fil rouge di questo romanzo. Ce ne vuole parlare?
I cavalli delle giostre rappresentano la malinconia, la rassegnazione che possono prendere il sopravvento nelle circostanze della vita, che imprigionano e costringono l’esistenza su un alienante, ripetitivo percorso dal quale non si riesce a scostarsi. I cavalli delle giostre rappresentano, tuttavia, anche la speranza, la potenzialità, il tentativo di fuggire e spezzare le aste che precludono la liberazione. Nel romanzo, lo strumento di liberazione è l’altro. L’incontro, la cura degli affetti sono le uniche esperienze in grado di donare una nuova visione del mondo e raggiungere equilibrio e serenità.
Nel suo romanzo hanno un ruolo cruciale i ricordi spesso dolorosi che si accompagnano all’infanzia, in un percorso di crescita non sempre facile. Qual è il ruolo del tempo in questo percorso?
Il mio tentativo è stato quello di creare un romanzo, per quanto possibile, atemporale. Lo scorrere del tempo può risultare impalpabile, vuoto, sprecato se non è segnato a fuoco con la vita, i sentimenti, l’espressione della profondità dell’anima. Si stratta dell’incommensurabile differenza tra il tempo misurato dalle lancette di un orologio e il tempo prodotto dalla musica (il tema della musica è uno dei contenuti predominanti del romanzo). Il tempo misurato da un orologio passa, si dissolve, non può tornare indietro, perché è una percezione della mente. Il tempo della musica passa ma non si dissolve, diventa eterno, perché è una percezione dell’anima.
Il suo stile di scrittura frammentato ma evocativo rispecchia le storie che lei racconta nel romanzo?
Lo stile frammentato ha la pretesa di riflettere il moto dell’io interiore, di rievocare la dinamica misteriosa ed indecifrabile dei sentimenti. Il linguaggio, parlato o scritto, decodifica quanto suscitato nell’interiorità, interpreta una sensazione ma ne tralascia mille altre. Per questo, ho cercato di rendere più scarna ed essenziale possibile la narrazione, in modo da non inquinarla con le mie interpretazioni e di lasciare al lettore la possibilità di evocare, senza disturbo, le proprie sensazioni.
Ha in programma altri progetti editoriali?
Ho appena pubblicato l’ebook sui grandi distributori online (Google Play, Amazon e a breve anche su iBookstore, Kobo, ecc.). Ho mantenuto il prezzo a un importo irrisorio (0,99 €) per permettere alla più ampia quantità di persone possibile di poterlo leggere.