Libri e viaggi: cosa leggono i viaggiatori Libri e viaggi: cosa leggono i viaggiatori

Viaggi letterari: di vite, di viaggi, di spostamenti e di libri

Stazioni, aeroporti, treni e...libri

Stazioni, aeroporti, treni e…libri

“Get your kicks on Route 66”
Depeche Mode, Route 66 

Sono stata sempre affascinata dai luoghi di approdo e transito. Ho sempre pensato che l’aura che avvolge quei posti avesse un non so che di magico e un sapore migliore rispetto ai metri contigui. Lì, solo lì, incontri il mondo intero. E puoi guardarlo, quel mondo, dietro a un finestrino di un treno, in coda al check-in in aeroporto, alla stazione degli autobus, sul marciapiede di una stazione ferroviaria. Il tempo pare dilatarsi, i minuti si allungano e la voce in sottofondo accarezza e intrattiene. Tra le mani, gli unici protagonisti in grado di attirare la nostra attenzione: i libri. Li vedi tutti, donne e uomini sconosciuti, in piedi o seduti accanto a te, sfilano davanti ai tuoi occhi. Li guardi e ti accorgi che la voglia di fantasticare sulle loro esistenze e sulla loro vita è dirompente. Scruti, da lontano, i titoli che portano con sé e lasci spazio alla tua fantasia.

Occhi scuri, sopracciglia perfette, converse ai piedi e una maglia a strisce bianche e nere. 16 anni circa, una sigaretta tra le mani e l’aria un po’ da spavalda. I capelli ricci raccolti con una penna che le fa da fermaglio. Aspetta il treno per tornare a casa, è un venerdì qualunque: stazione di Lecce. In mano i suoi sogni e un libro: Margherita Dolcevita di Stefano Benni. C’era da aspettarselo, una ragazza così non poteva che amare quel matto di Benni. Chissà se anche lei, una “bambina in scadenza”, stesse pensando, in quel preciso istante, le stesse cose di Margherita: l’aria da polemica e da rivoluzionaria incazzata ce l’aveva tutta. Il treno arriva, è in ritardo di dieci minuti, la ragazza sale e tra sé e sé spera che le verità di Margherita possano un giorno diventare sue: “Beh, lo confesso, il treno mi erotizza, perché penso che lì incontrerò il mio grande amore. Immaginavo che da un momento all’altro sarebbe entrato nello scompartimento. Come sarebbe stato? Un giovane rivoluzionario come il Che del poster? Un bruttino intellettuale e dolcemente triste come il cantante dei Radiohead? Una lesbica nera vestita da Batgirl? Il mio adorato Hannibal? Oppure il controllore più sexy del mondo?”.

Di fronte a me un uomo, avrà una quarantina d’anni, non di più. Indossa una sciarpa rossa a quadri e un impermeabile beige. Sul sedile accanto, la sua ventiquattrore di cuoio marrone. Non mi sono mai piaciuti gli uomini impeccabili e curatissimi, il suo profumo nauseava. Un anello al dito e un eReader tra le mani. Sbirciarne titolo e autore, questa volta, sarebbe stato più difficile. Lo riconosco, il nostro amico snob assapora il Saggio sulla lucidità di José Saramago. Perlomeno i suoi gusti letterari non sono discutibili.

Torno a casa, preparo la valigia in fretta. Ci metto dentro giusto l’indispensabile, ci penserà la strada a darmi il resto. Ore 6.50. Aeroporto di Brindisi. Il freddo questa mattina entra nelle ossa. L’aereo che mi avrebbe portato a Milano aveva due ore di ritardo, poco male il volo per New York era nel tardo pomeriggio. Il mio sogno americano stava per avverarsi e l’adrenalina non mi aveva permesso di dormire quella notte. Non resta che aspettare, mi siedo su uno di quei divanetti progettati apposta per impedire il riposo. Accanto a me, un ragazzo sui 30 anni. Un tipo strano e affascinante, capelli spettinati, barba incolta, il classico look da artista maledetto. Le mani sporche di colori e i calli in vista, con sé una chitarra e qualche tela. Quel ragazzo aveva il profumo della primavera. E stringeva tra le sue bellissime mani un libro, Aspettando Godot di Samuel Beckett. I suoi lineamenti gli avrebbero permesso anche il lusso di essere un attore, chissà…potrebbe essere quello il suo prossimo copione.

Lasciandomi accarezzare dalle curiosità, riuscii a leggere un po’ anche io, ma la stanchezza ebbe la meglio. Hemingway mi avrebbe aspettato in eterno, ne ero quasi certa. Chiusi gli occhi e mi addormentai su quei divanetti progettati apposta per impedire il riposo.

 

 

Autore: Giusy Casciaro

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2 Commenti

  1. Libri, libri, libri! Esiste, forse, qualcosa di meglio?

  2. l’arte, in genere, è l’unica cosa in grado di mozzare il fiato. E la letteratura, forse, ne è la dimostrazione perfetta.

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