Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas
L’ottocento è uno dei secoli della modernità più propizi per la letteratura. Opere magnifiche come Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, edito da Rizzoli e disponibile su LaFeltrinelli a soli € 10,96, risentono di un confronto impervio, quello dei più grandi maestri della penna, come Dostoevskij o Zola. Tenzone difficile da sostenere, dal quale l’opera d’esordio dello scrittore e drammaturgo francese esce con qualche difficoltà, ma mettendo anche in luce le sue doti di fine interprete della psicologia umana.
“Soltanto colui che provò le più grandi sventure è atto a godere le più grandi felicità. Vivete dunque e siate felici, figli diletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo i segreti dell’avvenire, tutta la più alta sapienza d’un uomo consisterà in queste due parole: “Attendere e sperare”. Il vostro amico”. Malgrado interessanti spunti introspettivi, che danno conto del portato profondo e ammaliatore dell’opera, Il Conte di Montecristo ben s’adatta a chi ricerca nella lettura una raffinata forma di intrattenimento. Non lasciatevi spaventare dal suo volume, nelle oltre 1200 pagine che lo compongono trova spazio l’avventura, l’intreccio di piccole trame all’apparenza secondarie, la descrizione di un ottocento romano e parigino, e le difficoltà dei personaggi, con il loro carico emotivo. Il tutto è ammantato da un gusto che richiama le sfumature del giallo.
Il Conte di Montecristo poggia su una verità ontologica, sul ruolo della giustizia operata dalla Divina Provvidenza. Tema attuale e sentito dal pubblico dell’epoca, ma che forse oggi risente di una certa distanza dall’approccio del lettore contemporaneo. I significati moralistici, o per meglio dire moralizzanti, sono stati stritolati dal pensiero novecentesco, che trova, per paradosso, la sua radice filosofica proprio nella seconda metà dell’ottocento. È quindi un’opera datata, non per i suoi anni quanto per il rovesciamento di un rapporto lettore-autore realizzatosi dall’ottocento a oggi.
Ciò non toglie nulla all’abilità di Dumas nella costruzione di un impianto narrativo coinvolgente, venato da una certa ironia, e denso di analisi sulle logiche che animano le debolezze umane, dalla meschinità alla vendetta, dall’odio all’amore per la ricchezza. Una molla allo sforzo recitativo compiuto dal protagonista nel rapporto con la società e i suoi nemici. Purtroppo Edmond Dantes è un eroe romantico, non può scegliere il suo destino. Gli elementi che inquinano la sua anima devono essere depurati.
“Gli uomini veramente generosi sono sempre pronti a diventare misericordiosi quando la disgrazia del loro nemico oltrepassa la loro collera”. Ed è proprio la misericordia, una carità benevola e schietta a tracciare la distanza tra Dumas e l’empireo raggiunto da Dostoevskij. I demoni lasciano spazio alle chiarine angeliche. Non c’è convivenza, il dramma trova una soluzione. È un solco che definisce il limite tra la migliore letteratura d’intrattenimento e capolavoro senza tempo, e quasi senza autore, perché appartiene all’umanità tutta.
Se volete quindi un’opera da gustare senza la gravità della riflessione, dispensatrice di spunti comici, basata sul ritmo scorrevole dell’avventura, Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas è un libro che non può e non deve mancare nella vostra biblioteca.
Agosto 10, 2013
Un capolavoro della letteratura, che lascia per sempre un segno dentro. Qualcosa di vicino e sentito, che non si dimentica mai.