Primus Acto, amore e reincarnazione nel romanzo di Riccardo Jevola
“Sono Ramon Ademar, barone di Alcobaça, conte di Tago e di Mondego, discendente di Aristide Minarco, consigliere militare di Sua Maestà Giovanni V.
Sono un assassino e un antropofago.
Di questo non vi è dubbio alcuno.
Nessuno di voi però potrà giudicarmi prima di aver ascoltato la mia storia, e conosciuto il mondo nel quale essa si è svolta. Lo stesso modo in cui, badate bene, giorno dopo giorno, si svolge pure la vostra.”
Una confessione che, terminata la sua funzione, migra verso lidi di monito: è in questo modo che comincia Primus Acto (su Amazon a 10,oo euro), romanzo di Riccardo Jevola edito da Nettuno. All’interno una storia che sa di perdizione, l’amore folle considerato da un punto di vista diverso, oscuro, profondamente ed inevitabilmente suggellato alla dannazione.
In Primus Acto si parla di reincarnazione, di aspirazione ossessionata verso la perfezione divina passando per l’amore, quello fra Ramon e la bellissima Beatrice, che si sussegue e ripete da secoli toccando ogni volta il drammatico epilogo e senza mai giungere alla fine certa degli eventi compiendo un ultimo, feroce, Primus Acto, ovvero un’azione che permetta di liberarsi dal ciclo della reincarnazione e di non vivere una nuova e peggiore esistenza.
All’interno della storia si intrecciano così le vicende di Ramon e Beatrice: lei, da molti definita come la reincarnazione de La Voisin – la celebre strega condannata al rogo durante il regno di Luigi XIV -, inizierà lui alla conoscenza di arcani misteriosi, arcani che regolano – per la maggior parte delle persone in maniera del tutto inconsapevole – la vita del mondo e degli uomini dalla notte dei tempi. Tanti hanno sacrificato la propria anima sull’altare per la potenza, la ricchezza, l’immortalità: ma tutto ha un prezzo. Un prezzo che lo stesso Ramon imparerà, istruito dalla sua Beatrice, con dolore e sofferenza, condannando per sempre la sua speranza di essere un uomo libero.
Complici di un destino fatale ed avvolti nella stessa melma esistenziale, Ramon e Beatrice seguiranno il loro percorso, o meglio, sarà lei a guidare – come “il burattinaio fa con il suo pupo” – ogni azione, fino a giungere alla consapevolezza del Primus Acto.
Scritto con la frenesia di chi desidera raccontare tutto in poche pagine, Primus Acto racconta un mondo da sempre affascinante quanto proibito, che attira il lettore proprio per quel senso di complicità che si instaura con il protagonista maschile, sebbene in alcuni momenti sia proprio tale coinvolgimento a mancare in maniera quasi disorientante. Ottima la parte finale, un Vaso di Pandora che si apre e dipana il proprio gomitolo in maniera onnivora, che costringe chi legge a rimanere attaccato alle pagine fino alla fine.
Note sull’autore
Nato nel 1961, Riccardo Jevola – al secolo Stefano Cinotti – vive e lavora a Firenze. Fin dai primi anni dell’adolescenza ha amato scrivere, dedicandosi in prima istanza alla poesia e poi, a partire dai trent’anni, alla narrativa. Suoi sono i romanzi Maktra (M. M. Pascale, 2004) e Kimmérios (M. Di Salvo, 2005).
Negli ultimi anni si è cimentato anche nella scrittura per il cinema, realizzando la sceneggiatura di un cortometraggio, CZ999, e giungendo finalista al Lago Film Festival nel 2008 con la sceneggiatura di Mea Maxime Culpa.
Primus Acto è il suo ultimo romanzo.
Gennaio 6, 2013
Ho letto il romanzo Primus acto e l’ho trovato illuminante.
Aldilà della vicenda raccontata, che davvero mi ha tenuta incollata al libro dalla prima all’ultima pagina
– l’ho letto in due giorni – mi ha fatto capire quanto sia stato giusto troncare un legame sbagliato.
Lo consiglio a tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di innamorarsi di una persona bugiarda e egoista