L'addio alla scrittura di Philip Roth L'addio alla scrittura di Philip Roth

L’addio alla scrittura di Philip Roth

RothA 78 anni lo scrittore statunitense Philip Roth depone la penna. Non scriverà un altro romanzo. Saluta i suoi lettori. Ne da’ conferma il suo editore Houghton Mifflin. Roth che non scrive più da tre anni si dichiara soddisfatto del suo ultimo libro Nemesis. E con questo chiude la sua carriera. Lo aveva già anticipato in un’intervista concessa lo scorso mese alla rivista francese «Les Inrocks».

Rileggendo le sue opere ammette che ha fatto del suo meglio, ma ha deciso di chiudere con i romanzi. Non sente più il fanatismo della scrittura che ha provato per tutta la sua vita.

I ROMANZI

L’eredità di Philip Roth sono oltre 30 preziosi romanzi. Eccone alcuni.

Goodbye, Columbus (1959)

È la storia d’amore nata durante una vacanza estiva tra il povero Neil Klugman e la bella e ricca Brenda Patimkin. Non solo amore, ma anche differenza sociale, incontro/scontro tra due mondi differenti. Il romanzo è accompagnato da cinque racconti, il cui tono dall’ironia, alle suggestioni culturali, alla psicanalisi sini alla satira del mondo contemporaneo.

Lamento di Portnoy (1967)

Il protagonista Alexander Portnoy confessa al suo psicanalista tutte le sue paure. Al vaglio fobie, desideri reconditi e manie. Ma in fondo, dentro di sé, desidera solo il sapore della quotidianità e la monotonia di tutti i giorni.

Pastorale americana (1997)

Seymour Levov è alto, biondo e atletico. Chiamato “Lo svedese”, pur avendo origine ebraica. Negli anni ’50 sposa miss New Jersey, avviandosi ad una vita di lavoro nella fabbrica del padre. Sarà la storia ad entrare nella sua vita, prepotente, con la guerra del Vietnam e con le ambizioni di sua figlia Merry cagionevole e balbuziente in procinto di terminare la scuola. Fa parte della cosiddetta American Trilogy, comprendente anche i successivi Ho sposato una comunista e La macchia umana.

La macchina umana (2000)

Coleman Silk nasconde per tutta la vita un segreto inconfessabile. A 70 anni la sua vita cambia quando viene accusato di razzismo dal consiglio dell’università in cui lavora. Si dimette ed incontra una donna molto più giovane di lui. Amore e drammaticità. Dal libro è  tratto anche l’omonimo film, con Anthony Hopkins e Nicole Kidman.

Il fantasma esce di scena (2007)

Nathan Zuckerman ritorna a New York dopo 11 anni. Tre incontri all’improvviso gli cambiano completamente la vita. Un intenso intreccio di emozioni e nuove possibilità.

Indignazione (2008)

Ambientato nel 1951, durante la guerra di Corea, Marcus Messner, studente universitario si innamora di un ragazza, Olivia Hutton, ma la madre lo convince a non vederla più perché la ragazza in passato ha tentato il suicidio. Il ragazzo parte militare in Corea, dove viene ucciso. Il narratore è in alcuni tratti del romanzo il ragazzo in coma, in altri invece narra quando è già morto. Si tratta dell‘ultimo romanzo di Roth.

LEGGI ANCHE:  Buste da lettera, una raccolta di epistolari ci riporta a un tempo che ritorna

Nemesis (2010)

Nemesis è il quarto romanzo di una serie che comprende Everyman, Indignazione e L’umiliazione, e che lo stesso Roth ha raccolto idealmente in un ciclo chiamato proprio “Le nemesi”. È la storia di Bucky Cantor, un atleta di 23 anni che, scartato dall’esercito per problemi di vista, finisce a fare l’insegnante di ginnastica in una scuola New Jersey, combattendo, invece che sul campo militare, con l’allarmante epidemia di poliomielite.

I PREMI

Philip Roth ha vinto il Premio Pulitzer nel 1997 per Pastorale americana.

Nel 1998 ha ricevuto la National Medal of Arts alla Casa Bianca

Nel 2002 ottiene  la Gold Medal per la narrativa (il piú alto riconoscimento dell’American Academy of Arts and Letters).

Ha vinto due volte il National Book Award (uno per Goodbye, Columbus) e il National Book Critics Circle Award.

Nel 2005 con Il complotto contro l’America ha ricevuto il premio della Society of American Historians per «il miglior romanzo storico di tematica americana del periodo 2003-2004».

In questi ultimi anni Philip Roth ha ricevuto il PEN/Nabokov Award del 2006 e il PEN/Saul Bellow Award for Achievement in American Fiction.

Roth è l’unico scrittore americano vivente la cui opera viene pubblicata in forma completa e definitiva dalla Library of America. Nel 2011 ha ricevuto la National Humanities Medal alla Casa Bianca.

Ha vinto la quarta edizione del Man Booker International Prize.

Goodbye, Columbus e Lamento di Portnoy, pur essendo opere celebri non gli hanno mai fatto vincere il premio Nobel per cui più volte era stato considerato un candidato sicuro.

ADDIO ALLA SCRITTURA

Non scriverà un altro libro. Ne è convinto: «Non credo che un altro libro cambierebbe quello che ho già fatto, e se lo scrivessi probabilmente sarebbe un fallimento. Chi ha bisogno di leggere un altro libro mediocre?». Nel suo pensionamento assicura che non c’è nulla di strano. Basti pensare a E. M. Forster che a quarant’anni smise di scrivere romanzi. Ha dato anche l’ordine di bruciare i suoi carteggi e gli inediti che tiene ancora nel cassetto al momento della sua morte. Ma non sarà questo ritiro annunciato a farlo cadere nell’oblio. Io suoi lettori difficilmente lo dimenticheranno.

Autore: Mariapaola De Santis

Condividi Questo Post Su

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *