Il club dei ricordi perduti. Intervista ad Ann Hood
Il club dei ricordi perduti è stato pubblicato in Italia da Tre60 (gruppo GeMS). Un romanzo corale commovente, ispirato alla vita dell’autrice, e di grande successo. Entrato nella classifica del New York Times sarà presto un film. I diritti cinematografici – rivela l’editore – sono stati acquistati dalla HBO: la protagonista sarà Katherine Heigl (Grey’s Anatomy, 27 volte in bianco) e la sceneggiatura sarà affidata a Craig Wright (Six Feet Under).
Ann Hood ha risposto gentilmente alle nostre domande. Di seguito il testo dell’intervista:
Gentile Ann, «le storie assomigliano al lavoro a maglia, non è vero? Tutto è collegato, è connesso», così si esprime una delle voci del romanzo, Ellen, la quale lascia riflettere il lettore sul filo sottile che divide il lavoro a maglia dal complesso dei fili della vita. Ogni vita, difatti, è tessuta di incontri con persone. Per Mary Baxter, le storie dei componenti del club sono inizialmente un mistero, scoprire il loro segreto aiuterà la stessa Mary a capirsi, a sentirsi meno sola?
Le storie assomigliano al lavoro a maglia perché possono cucirsi insieme e creare un motivo. In un certo senso, le storie che si raccontano al circolo della maglia si allacciano l’una con l’altra per aiutare Mary ad andare avanti. Quando Scarlett le racconta del giorno in cui si addormentò e il bimbo a cui doveva badare si allontanò e annegò, Mary vede che, anche con il peso di quella colpa, Scarlet è andata avanti e si è creata una nuova vita. Quando viene a sapere che la figlia di Ellen è gravemente ammalata e ha bisogno di un trapianto di cuore, è colpita dal coraggio e dalla speranza che animano Mary. L’amarezza di Harriet causata dalle terribili perdite della sua vita fa capire a Mary che anche lei potrebbe cedere alla stessa amarezza, oppure scegliere di spostarsi versi un luogo in cui c’è ancora speranza.
«Qualche volta, qualcuno che non conosci bene può ascoltarti meglio di chiunque altro», afferma Beth, in un primo momento lontana da Mary, e con ciò dà libero corso ai suoi ricordi. Ricordi, in realtà, perduti ma poi ritrovati e raccontati per sfuggire alla gabbia e alle costrizioni delle emozioni inespresse?
Credo proprio di sì. Per molti anni ho lavorato come hostess di una compagnia aerea internazionale. Mi sono presto resa conto che i passeggeri volevano – erano addirittura impazienti – di raccontarmi le loro storie. Il conforto di chi non si conosce ha un potere incredibile. Così succede a Beth, qualcuno che non si conosce bene diventa il catalizzatore di ricordi ed emozioni.
Il club della maglia di Alice non offre soltanto l’arte del lavorare a maglia. I ferri e i gomitoli lasciano il posto alle storie intime. Tante storie diverse legate da quale fil rouge? Un complesso sentimento fra la paura e il desiderio?
Sì, è un sentimento costituito da emozioni complesse, come la paura, la speranza, il dolore e il desiderio, che si sovrappongono. In un certo senso, credo che Alice cucia insieme tutte le storie.
Passioni, malattie, desideri, violenze, forza: il passato di queste donne, le loro vite ed esperienze, seppure diverse, manifestano a suo avviso il sentire femminile oppure le loro storie sono da intendersi come fuori dall’ordinario?
Le storie delle donne, secondo me, sono un modo di trovare lo straordinario all’interno dell’ordinario. Quando mi unisco a un circolo della maglia, ciascuna mi sembra normale (me compresa!). Ma quando una inizia a raccontare la sua storia, sono sempre toccata dalla sua esperienza straordinaria, dal suo coraggio o dalla sua fede.
Qual è la ragione, infine, per la quale Il sit and Knit lascerà un segno forte su Mary?
Perché sarà il lavoro a maglia a fare uscire Mary dal suo dolore e a darle un nuovo scopo: come maglierista, come moglie, come amica, come donna.
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