Intervista ad Andrea Tripepi, autore del libro Operazione Alzheimer. La demenza di Stato nell’epoca dei degeneratori culturali
Di seguito l’intervista ad Andrea Tripepi, autore del libro Operazione Alzheimer.
Ciao Andrea, hai voglia di raccontarti un po’ ai nostri lettori?
Ciao a tutti. Sono nato a Reggio Calabria, poi ho studiato a Pisa e attualmente vivo a Brno (Repubblica Ceca). La mia storia è simile a quella di tanti altri ragazzi: laurea, disoccupazione e lavori precari. I miei genitori credevano che prendere una laurea mi avrebbe facilitato ad avere un buon lavoro, alla fine però anche loro hanno capito che oggi per avere un buon lavoro studiare non serve più, funziona meglio andare a letto con Berlusconi e diventare parlamentare. Sono una persona che vive la sua vita in maniera semplice. In genere non mi piacciono i piani a lungo termine e preferisco vivere la mia vita giorno dopo giorno senza pianificare troppo.
La tua è un’aspra critica al sistema dell’informazione contemporanea. Da dove nasce l’idea del libro?
L’idea me l’hanno data i telegiornali italiani. Dico, dovrebbero essere dei servizi d’informazione ma con tutto quel sangue e quella xenofobia è chiaro che hanno attirato il mio spirito critico. I telegiornali italiani sono così crudeli e comici, che mi sono sembrati un’ottima base per la scrittura di un pamphlet. Che io sappia nessuno ha mai scritto un libro su questo specifico argomento, quindi mi è sembrata un’idea originale.
Tra le pagine del tuo lavoro, si percepisce una visione che è lontana dalle analisi presentate dagli studiosi di mass media e comunicazione, negli ultimi anni. Contrariamente a quanto ipotizzato nella bullet theory, infatti, oggi il pubblico è attivo e disincantato. Cosa pensi a riguardo?
E’ senz’altro vero che esiste una parte di pubblico che è attiva e disincantata, tuttavia credo che molte persone assorbano passivamente le informazione ricevute dai mass media senza sottoporle ad alcun vaglio critico, facendo proprie idee e opinioni forti su argomenti che non conoscono minimamente, ma di cui ne hanno sentito parlare al telegiornale, succede quindi che i tormentoni mediatici diventino alla fine stereotipi e cultura popolare. Questo fenomeno coinvolge in misura diversa tutti. Riflettiamo un attimo: quanto di quello che diciamo o pensiamo lo dobbiamo ai mass media? Quanto di quello che diamo per certo e scontato è soltanto frutto di bombardamenti mediatici (magari apparentemente innocenti) senza fondamento? Più di quello che immaginiamo!
Ci hanno fatto credere che il Meridione è sempre stato più povero e degradato del Settentrione, ma è vero? No! Ci hanno fatto credere che tutti i rumeni siano cattivi, ma è vero? No! Ci hanno fatto credere che il colesterolo, che troviamo in alcuni alimenti, è il nostro più grande nemico, ma è vero? No! Potrei fare tanti altri esempi del genere, e ci tanto a precisare che nessuno è immune a questi bombardamenti mediatici, tutti ne siamo succubi.
In questo mare magnum di “degeneratori culturali”, quali sono le fonti credibili dalle quali ti informi ogni giorno?
Il mio pamphlet! A parte gli scherzi non esistono fonti che sono in assoluto credibili o meno, perché ognuna di esse ha un grado più o meno elevato di affidabilità, ma che comunque non può mai essere totale anche se chi scrive è in buonafede. Esiste però il nostro cervello che dovrebbe cercare di vagliare criticamente le informazioni che riceve dalle più svariate sorgenti, evitando di etichettare troppo i mass media, perché alla fine le etichette imbavagliano la mente e ne limitano le possibilità di ragionamento lucido. Tutte i media dicono sia verità che inesattezze (se non menzogne).
Nel tuo libro non risparmi critiche a partiti e politici contemporanei. Uno in particolare pare essere vittima del tuo sarcasmo e della tua ironia più degli altri. Quanto pensi abbia pesato il ruolo politico-imprenditoriale di Silvio Berlusconi sulla “povertà intellettuale e culturale” di molti italiani e sulla gestione dell’informazione odierna?
Un libro che parla di Silvio Berlusconi è per forza di cose umoristico. Il nostro ex-Presidente del Consiglio da serio è molto più divertente della maggioranza dei comici, quando fa politica è molto più comico di quando cerca di fare umorismo. Silvio Berlusconi non è solo uno dei soggetti del mio libro, ma è una delle mia fonti d’ispirazione principali e, artisticamente parlando, devo molto a lui. Da un punto di vista artistico mi è dispiaciuto sapere delle sue dimissioni (non da un punto di vista politico dal momento che i suoi governi sono stati un disastro per l’Italia), altresì sono sicuro che la sue ennesima discesa in campo mi darà nuovi spunti di riflessione, i quali verranno messi nero su bianco sui prossimi libri.
Per quanto riguarda la seconda domanda, Silvio Berlusconi e i suoi mass media hanno giocato un ruolo rilevante nei degeneratori culturali di oggi, ci hanno detto tante sciocchezze, come quando ci dicevano che la crisi non esisteva, o che il caro prezzi era soltanto percepito ma non reale. Sono però convinto che dare la colpa solo a Berlusconi sarebbe ingiusto, perché anche se lui non ci fosse, i mass media farebbero comunque disinformazione e la gente verrebbe ingannata comunque. Incolpare solo Berlusconi sarebbe semplicistico e ne farebbe un capro espiatorio, è ovvio che la creazione di capri espiatori è una delle tecniche di disinformazione più antiche ed efficaci.
A fronte della tua analisi, qual è la direzione da prendere per raggiungere la via d’uscita?
E’ davvero difficile rispondere a questa domanda, anche perché non credo che si siano chiavi o ricette facili per uscire da questo stato di cose. Chi crede che si fossa uscire da questa situazione in maniera facile e veloce si sbaglia di grosso. In generale posso dire che la cosa più importante da fare, è usare la propria testa e valutare attentamente quello che dicono i più svariati mass media!
Sarebbe inoltre utile che i mass media siano controllati e posseduti da tante diverse persone, rompendo questo oligopolio mediatico di oggi, sarebbe bello avere un’informazione più diretta e meno filtrata tra i fatti e le persone, questo perché oggi i mass media (soprattutto quelli più importanti) sono troppo controllati dalla politica e i giornalisti non possono esprimersi liberamente.
Last but not least. Visto che la tv è bandita dalla tua agenda (a parte i “pupazzi”, come li definisce nel libro tuo padre) racconta un po’ a recensionilibri.org il Tripepi letterario. Quali autori e quali letture prediligi?
La TVe i telegiornali non sono affatto banditi dalla mia agenda, anzi quando posso li guardo, altrimenti come avrei fatto a scriverci un libro? Il punto è che però dopo pochi minuti che li guardo mi viene da vomitare, soprattutto se si tratta di un telegiornale di Mediaset!
Le mie fonti d’ispirazione sono svariate e non sono soltanto letterarie, sono ispirato da tutto quello che vedo e sento. La mia storia e quella delle persone che conosco, quello che vedo, quello che sento, i mass media, i libri, la musica, le emozioni sono tutte fonti di ispirazione. Cerco di non pormi limiti.
I miei autori preferiti sono William Borroughs, Irvine Welsh, Daniele Luttazzi, Paolo Villaggio, Silvio Berlusconi, Ray Bradbury etc. Altre fonti d’ispirazione che mi hanno influenzato in modo particolare sono i Simpson e Nonciclopedia.
P.S.: Nel mio sito è possibile leggere liberamente l’introduzione e il primo capitolo.