La via del mar, dal dolore al perdono nel primo romanzo di Luca Mazzuoli
«Un sorriso allunga la vita… una scritta blu accesa spiccava sulla maglietta di un adolescente grassottello di circa 13 anni. Fu la prima cosa che Luca lesse quando aprì i suoi occhi. La luce era accecante e la visuale appannata ma, quella scritta, si mostrava come monito nella sua mente che subito realizzò; con immenso dolore si disse: “Sono vivo, sono ancora qui!”».
È con queste parole che ha inizio La via del mar, opera prima di Luca Mazzuoli, edito da Seneca Edizioni. La storia ha come protagonista Luca e la sua travagliata vita, da quando ancora ragazzino, circa 16 anni, finisce in carcere, dove vi rimarrà fino a quasi quarant’anni, quando lentamente cercherà di raccogliere e mettere insieme i frantumi di una esistenza tormentata.
La via del mar potrebbe essere agevolmente diviso in tre storie diverse, dove man mano si conosce una parte differente dell’animo del protagonista, una curva che cerca di spiccare il volo verso l’alto staccandosi per sempre dal suo destino che, inevitabilmente, è spinto verso il basso.
Durante la prima parte de La via del mar, Luca è in prigione a scontare la propria pena per quanto commesso: è questa, a mio avviso, la parte più sentita dell’opera, la più forte, quella che sgronda sì sangue e sofferenza, ma che prepara alla redenzione, o quanto meno alla speranza di redenzione. Durante la prigionia, Luca incontra vari personaggi, ma sarà la figura di Spartaco quella decisiva, colui che gli insegnerà ad esprimere le proprie emozioni, sia negative che positive, e a riappropriarsi della sua vita lasciandogli in eredità anche un vero e proprio sogno: quello di viaggiare in moto verso la Spagna.
La seconda parte de La via del mar, vede invece Luca come uomo libero che ha scontato la propria pena davanti alla legge e alla società. Comincia un percorso di recupero, una lunga risalita che lo porterà, fra difficoltà e nuove amicizie, a riscoprirsi vivo. Ma qualcosa nel suo cuore non è ancora a posto, manca una parte fondamentale della vita di Luca: la famiglia. Ed è proprio la ricerca delle proprie sorelle che spingerà il protagonista a lasciare tutto, salire in sella ad una moto, e a raccogliere i cocci dell’esistenza.
La via del mar si propone come un libro interessante, contraddistinto però da una scrittura che rivela in parte l’ingenuità dell’autore alle prime armi, la volontà di realizzare descrizioni che spesso si perdono nella semplicità delle normale redazione, con articolati colpi di scena che si dissolvono quasi nel banale come nel caso del travestimento di Luca quando incontra la seconda sorella.
La prima parte, come già accennato, è la più vera, la più toccante, quella che tiene incollati alle pagine e fa soffrire di pari passo con il protagonista: l’ambiente carcerario in tutte le sue (negative) sfumature, la rabbia, il dolore vivo che esce fuori ad ogni riga è molto coinvolgente, anche se la figura di Spartaco, per quanto fondamentale ne La via del mar, strizza un po’ troppo l’occhio al gigante buono de Il miglio verde. Al contrario, invece, la seconda e terza parte non si rivelano all’altezza della prima, dove sembra quasi che Mazzuoli abbia usato un diverso stile.
Note sull’autore
Luca Mazzuoli ha 34 ed abita a Pontassieve, un paesino vicino Firenze. Al momento, lavora come barista nella zona del Mugello.
La via del mar è il suo primo romanzo, scritto circa un anno e mezzo fa durante un viaggio in moto in India, da Goa fino al sud del paese.