Niente parole d’amore per un fucile, una raccolta di poesie di Cesare Oddera
Cesare Oddera è uno che ci sa fare, con le parole, ti prende per mano e ti accompagna dove vuole lui. Avrebbe potuto benissimo essere una brava guida turistica, o un venditore di automobili, fortunatamente (per noi e per lui) scrive poesia.
Niente parole d’amore per un fucile esce a più di dieci anni dalla sua precedente raccolta di poesie, la prima, Plasticolandia, e la differenza si vede: lasciati da parte i giocattoli del ludolinguismo e una certa posa da poeta beat, maturando ha preso le misure con se stesso e con il suo mondo.
È un mondo di paese, quello dove ci accompagna per mano Oddera con le sue poesie, il mondo che conosce bene perché lo frequenta fin da bambino, pietra per pietra, albero per albero, storia per storia. Un mondo fatto di quotidianità, in tinte pastello.
“Non costava caro
nutrire qualche speranza
Le mie speranze
mangiavano come uccellini
Anna pure masticava
la poca mollica rimasta sul tavolo,
ne faceva palline e
c’imboccava al balcone
i passeri perduti
degli anni a venire
[…]”
(Briciole ad Anna)
Oddera racconta questo mondo con il tono quasi sommesso di certe preghiere, e se a volte si lascia andare ad un tono più alto, più lirico è per regalarci immagini affilate che colpiscono dritto alla gola.
“[…]
Non temere, perché sarai sempre
i miei occhi sulla luna
ed è solo una deplorevole burocrazia
ad imporci la vanità d’un camposanto
Il nostro amore sarà seppellito
con gli occhi spalancati
Guarderà la luna ininterrottamente,
fino al Giorno del Giudizio”
(Il ponte)
E poi ci sono le donne. Ce ne sono tante, in Niente Parole d’Amore per un fucile, alcune caratterizzate da una forte carnalità, che però non diventa mai volgarità. La volgarità svilisce il ruolo della donna, la rende mero oggetto portatore di caratteristiche sessuali, Oddera invece rende le sue donne portatrici di bellezza, altari su cui sacrificare e sacrificarsi, muse ispiratrici, ma muse con un corpo.
“Finalmente ci tocchiamo tra le gambe
le parole che la tua lingua
pronuncia nella mia bocca
compongono la mia poesia più bella
[…]”
(Amanti)
“Lei andava per i venti e aveva voglia di una guerra
Indossava una vestina che le volava via
sui fianchi come la coda di un pavone
[…]”
(Nemici alleati)
Anzi, è il corpo della donna la poesia più bella, o più bello di qualsiasi poesia
“[…]
Finalmente nella stanza
c’è solo un corpo di donna
Il verdetto è: nuda,
e almeno per una volta
non si tratta di una metafora
Non sono costretto
a paragonarti a niente
[…]”
(Restituirti un corpo)
In questa raccolta ci sono anche un sacco di altre cose, come in ogni opera che meriti di portare questo nome, ma più che parlarne in una recensione è forse meglio lasciarsi prendere per mano da Oddera, e lasciare che sia lui a portarci a scoprirle.
Scheda del libro:
Titolo: Niente parole d’amore per un fucile
Autore: Cesare Oddera
Nota introduttiva di Gianmario Lucini
Copertina e illustrazioni di Francesca Leoncini
Editore: Edizioni CFR
Anno: 2012
ISBN: 978-88-97224-36-5
Prezzo: 10,00 € (disponibile su lafeltrinelli.it)