Cento giorni sul comò di Pino Tossici: contraddizioni autobiografiche
“Chi scrive di sé ha questo privilegio affascinante e ingrato: essere contemporaneamente narratore, protagonista e lettore. E quindi, inevitabilmente, giudice. Un conflitto di interesse spaventoso, lacerante”. Cento giorni sul comò di Pino Tossici, edito da Book Salad e disponibile su Bol.it a 10,80 euro, si articola intorno a questo conflitto. Protagoniste del racconto figure e vicende che, in modo diverso, hanno lasciato un’impronta sul cammino esistenziale dell’autore, intento a narrare una storia dagli effetti terapeutici, echeggianti di psicanalisi, che sa di (ri)scoperta tanto nostra quanto sua. Un viaggio a ritroso nelle pieghe di ricordi liberi dalla linearità del tempo ma nitidi nei dettagli, che fondono la capacità ricostruttiva dell’immaginazione con l’apparente oggettività evenemenziale.
All’origine un ricordo, il primo: “Io mi vedo sgambettare traballante su un campo di grano tagliato, nella campagna marchigiana, davanti agli occhi di mia nonna Carolina, la madre di mio padre, dei miei genitori e di mia sorella”. Questo l’innesco del condensato narrativo fatto di ricordi romanzati e crudi momenti del proprio privato, attraversati da uno sguardo tagliente, a tratti comico. Parola dopo parola andiamo a richiamare quei momenti critici nella formazione dell’individuo, dalla fase adolescenziale, segnata dalla rivelazione delle proprie pulsioni sessuali, alla presa di coscienza del ruolo e dei diversi, per certi versi contrastanti e lontani, profili genitoriali.
Evidente è l’amore profondo per una madre snob e melodrammatica mentre resta sullo sfondo un padre comprimario nel rapporto di coppia. In Cento giorni sul comò si alternano anche momenti meta-narrativi in cui l’autore si interroga sul significato autobiografico, che richiamano riferimenti abbozzati a trascorsi di psicanalisi e depressione. Non a caso la post-fazione, “Scrivere è un’anomala felicità”, è scritta da Duccio Demetrio, professore di Filosofia dell’Educazione all’Università degli Studi di Milano Bicocca e direttore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.
Conoscere come ha fatto Pino Tossici a divenire ciò che è non sottrae al racconto l’uomo, il marito nonché padre e scrittore. Se non vi basta la nostra assurda ricorsa di eventi sconnessi, chincaglierie, ricordi in grumi che formano l’esistenza, potrete avere una assaggio di un’altra vita, o meglio della sua narrazione, con le parole di Cento giorni sul comò.