Opere di Carmelo Bene, il superamento del significato, l’oblio del teatro
Parlare di CB, come è stato non-definito dal maestro Deleuze, è un nonsenso. Chi si è ben guardato dal “lavorare, spiegarsi, pensare” non possiamo pretendere la comprensione. Ma neppure de-pensare è una via d’uscita, “perché anche questo è occuparsi del pensiero”. Lasciamo allora Opere di Carmelo Bene al suo mistero, al buio da dove nascono e dove finiscono, oblio della memoria e di se stessi. Le oltre 1500 pagine di questo volume nascono dall’aforisma del genio: “il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento”. È questo uno dei tanti Carmelo Bene che incontriamo nel divenire dell’opera. Opera d’arte considerata, dal maestro, come un escremento, “ciò che si deposita e cade”. Malgrado questo, possiamo dirci fortunati di poter essere attraversati dal non-pensiero del più grande uomo di teatro del novecento, intorno alla cui figura sono stata scritte pagine dai maggiori filosofi del suo tempo. In Opere di Carmelo Bene troviamo: Lorenzaccio, Nostra Signora dei Turchi, Credito Italiano V.E.R.D.I, L’orecchio Mancante, S.A.D.E, Ritratto di Signora, Giuseppe Desa da Copertino, Pinocchio e Proposte per il Teatro, Arden of Feversham, Il Rosa e Il Nero, Riccardo III, Otello, Manfred, La Voce di Narciso, Sono Apparso alla Madonna, Machbeth, Aldechi, La ricerca teatrale nella rappresentazione di stato, Pentesilea, Hamlet Suite. In sostanza le migliori opere di CB in un unico volume. Se volessimo immergerci nelle parole potremmo vivere nella scrittura per secoli, non tornando più al nostro presente. Ma è questo il fascino di un grandioso classico, seppur recente. Esonera tutto, incluso se stesso, ci porta lontano, ci fa correre il rischio di perderci per sempre. Per nostra fortuna, forse. Chiunque voglia vivere il ballo di San Vito del significato, chi non apre un libro per apprendere ma per lasciarsi attraversare dal pensiero, per chi è parlato e non parla c’è una sola soluzione letteraria: Opere di Carmelo Bene.