Antonio Tabucchi, voce critica dei nostri tempi
Lo scrittore italiano Antonio Tabucchi, scomparso il 25 Marzo scorso, è stato e resterà una delle voci critiche più autorevoli dei nostri tempi. La sua passione per il Portogallo nacque sin dai suoi viaggi universitari, negli anni Sessanta. Durante un soggiorno a Lisbona, si appassionò della cultura portoghese e scoprì il poeta Fernando Pessoa di cui fu uno dei massimi conoscitori, curando e traducendo le sue opere.
Era così legato al Portogallo di cui ottenne la nazionalità nel 2004: una “mera formalità”, per Tabucchi che diceva di sognare spesso in portoghese. Per molto tempo, a partire dal 1973, ha insegnato lingua e letteratura portoghese. Amava definirsi proprio “un professore universitario”, perché per lui la scrittura non poteva essere paragonata a un lavoro, ma andava oltre la quotidiana razionalità: coinvolgeva i desideri, i sogni e la fantasia. E scriveva: “La letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità”.
Il suo primo libro, Piazza d’Italia, fu pubblicato nel 1975 da Bompiani. Poi seguirono diverse raccolte di racconti, ma fu il romanzo breve a consacrarlo al successo nazionale e internazionale e precisamente Requiem (1992), scritto in portoghese e poi tradotto in italiano.
Con Notturno Indiano (Sellerio) fu vincitore nel 1984 del premio francese Prix Médicis come miglior libro straniero. Inconfondibile la carica evocativa dello stile e delle sue parole, in questo viaggio magico e surreale per le strade di Bombay alla ricerca dell’amico Xavier che diventa poi una ricerca di se stesso. Con questo romanzo viene identificato come lo scrittore di storie che solo apparentemente restano insolute, indefinite.
Ma il grande pubblico lo ricorda per il romanzo Sostiene Pereira (1994), che racconta la storia di un giornalista che sfida la censura nel Portogallo degli anni della dittatura di Salazar e diventa antifascista. Con questo romanzo si aggiudicò il Premio Campiello e Roberto Faenza trasse un film con Marcello Mastroianni. Ma non è stato il solo. Altri suoi romanzi sono finiti sul grande schermo (con registi italiani e stranieri Alain Corneau, Alain Tanner, Fernando Lopes) o in scena portati da noti registi teatrali tra cui Giorgio Strehler e Didier Bezace.
“E ti direi anche che ti aspetto, anche se non si aspetta chi non può tornare […] Le persone sono lontane quando ci stanno accanto, figurarsi quando sono lontane davvero”. Sono passi del romanzo epistolare Si sta facendo sempre più tardi (2001) in cui si evidenzia l’introspezione dei sentimenti e la vena malinconica. Ne La testa perduta di Damasceno Monteiro (1996), invece confluiscono più aspetti: l‘impegno civile, il mistero, l’alone profetico. Si rifà alla storia vera di un uomo il cui corpo fu trovato in un parco di Lisbona.
Nel 2004 scrive Tristano muore. Una vita e raccoglie le ultime frasi pronunciate da un partigiano ammirato e acclamato per il suo coraggio, che si avvia verso il tramonto della sua vita. Sono schegge di pensieri, ricordi di un passato “che non passa mai veramente” e che non cancella segreti e tradimenti.
Tra le sue ultime opere compaiono invece L’oca al passo (2006) e Il tempo invecchia in fretta (2009). Grande viaggiatore sin da giovane, conferma in Viaggi e altri viaggi (Feltrinelli, 2010) la sua vocazione: il descrivere in toni vividi l’unicità dei luoghi sotto uno sguardo appassionato, contro un’epoca che massifica qualsiasi cosa. Il libro è stato anche candidato dal Pen Club italiano al Nobel per la letteratura. L’ultima opera è Racconti con figure, uscita nel 2011 per Sellerio. I suoi romanzi e saggi sono stati tradotti in 40 lingue. Ma Tabucchi non è stato soltanto un letterato. Decorato nel 1989 dall’allora presidente Mario Soares cavaliere dell’Ordine dell’Infante D. Henrique, Tabucchi fu candidato del Bloco de Esquerda, la formazione di sinistra, alle elezioni europee. Ha collaborato con numerosi quotidiani, italiani e stranieri, dal Corriere della Sera all’Unità a Repubblica, da El Pais a Le Monde, strenuo difensore della libertà d’espressione e del diritto d’opinione. Dal 2000 in poi fu diverse volte uno dei candidati italiani per l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura. Una delle tante frasi per ricordarlo: “La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare…un po’ qua un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, dopo, è un mucchietto di sabbia e qual è il granello che sostiene l’altro?“.