Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI: l’ultima inchiesta di Gianluigi Nuzzi sul Vaticano
Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi, per i tipi di Chiare Lettere, è tra le novità editoriali del momento, ma anche al centro di una vera e propria bufera che ha coinvolto negli ultimi tempi il Vaticano. Soprattutto dopo la notizia dei documenti di Papa Ratzinger trafugati, con l’arresto dell’aiutante di camera del Papa, Paolo Gabriele (il presunto ‘corvo’).
Gianluigi Nuzzi il giornalista ideatore e conduttore del programma televisivo Gli Intoccabili (in onda su La 7) che del 1994 segue spinose inchieste giudiziarie con risvolti politici e finanziari, prosegue in questa direzione.
Il libro si basa su documenti riservati e lettere private al Papa. È scoppiato il caso Vatileaks. Dopo Vaticano S.p.a in cui le finanze del Vaticano venivano rese di pubblico dominio con la ricostruzione della vicenda dello Ior dopo la gestione di Maroinkus, e lo scandalo Enimont che coinvolse gran parte della classe politica degli anni Novanta, il nuovo libro racconta il Vaticano ai giorni nostri, grazie al ritrovamento di carte e documenti inediti sui segreti d’Oltretevere: storie, personaggi, politica, faccende poco chiare. Fra i documenti pubblicati da Nuzzi anche appunti di Gotti Tedeschi sulla gestione dello Ior e sul crack dell’ospedale milanese “San Raffaele”.
Grazie ad una fonte anonima all’interno del Vaticano, nome in codice Maria, è stato possibile accedere al carteggio privato di Benedetto XVI. Maria, la “gola profonda” del Vaticano ha fatto sapere che il suo gesto è stato dettato dal voler far conoscere alla gente le vicende più tormentate della Chiesa, non sopprotando l’idea di esser complice con il suo silenzio.
Il Vaticano ha comunicato che agirà per vie legali. Nuzzi ha parlato di risposta “oscurantista”, per poi aggiungere “mi fa ridere pensare che il Vaticano chieda aiuto ai magistrati italiani dopo che non ha mai risposto alle rogatorie che ha ricevuto su tante vicende”. “Il giornalista”, sottolinea Nuzzi, “ha il dovere deontologico di rendere pubbliche le notizie che trova”. E sente di aver fatto solo il suo mestiere per amore di verità.