L’umore del caffè: il giallo di Marco Miele
Da oltre venti anni un mistero sporco di sangue alberga nelle mura di Ginepre, un piccolo paesino toscano tra il mare e il gusto bucolico della Maremma. Nell’apparente tranquillità di questa cornice si muove Nero, capo della polizia tornato al suo luogo di nascita dopo anni spesi nella capitale. L’umore del caffè, di Marco Miele, edito da Barbes Cult editore e disponibile su bol.it a € 11,05, è un giallo intrecciato con il gusto del romanzo. Di questo adotta, dal punto di vista narratologico, le tecniche dell’analessi congiuntamente a un ritratto curato dei personaggi. Colti anche nel loro profilo psicologico, attitudinale.
È così che il lettore inizia a distinguere, e poi riconoscere, “Legno”, “L’Ora”, “Don Vince”, “Katia”, “Danzi” (il padre di Nero) e tutti gli altri vecchi compagni e conoscenti del nuovo capo della Polizia. Vengono a contrapporsi due dimensioni topologiche della narrazione: da una parte Roma, come luogo ricco di inconvenienti, dall’altra Ginepre, realtà dominata dalla quiete. Così cambia l’identità stessa di Nero, protagonista di un recupero delle origini.
Il lettore si appassiona a questo viaggio a ritroso nella memoria del protagonista, segnata da una vocazione all’emotività, nella riscoperta di un proprio sé assopito. Ma proprio dove regna il piacere del recupero degli affetti, in quell’ambiente caldo e familiare, si è consumato il più turpe degli omicidi. Ai danni di un gruppo di giovani adolescenti. Chi è stato? Sembra la domanda che da tempo ossessiona i vecchi amici di Nero che abbozzano per primi l’idea della riapertura delle indagini, in modo più o meno consapevole.
A fare da sfondo la Toscana, non solo come elemento scenografico. È una co-protagonista dell’animo, delle parole, della sensibilità di tutti i personaggi. La troviamo a tavola, nelle conversazioni, nel carattere un po’ burbero, pungente ma anche ironico delle figure de L’umore del caffè. Lettura ideale da godersi sotto l’ombrellone quando, in tutta tranquillità, vogliamo scivolare con l’immaginazione nei panni di qualcun altro. Marco Miele saprà rapirvi, per qualche istante, dalla vostra vita.
Giugno 14, 2012
Un buon racconto, non un giallo classico ma con una discreta dose di ironia, gradevoli tutti i personaggi principali, ma quelli che fanno da gregari faticano un po’ a reggere il confronto. La trama è per altro davvero avvincente e nel dramma della vicenda non viene mai meno la battuta che è tipica dell’atteggiamento TOSCANO.
Un libro che consiglio.