Intervista ad Alessandro Collioli, autore del libro Delitti in Secchia
Intervistiamo oggi Alessandro Collioli, autore del libro giallo Delitti in Secchia, un romanzo avvincente ed ambientato completamente nel modenese, terra d’origine dello scrittore.
Delitti in Secchia racconta una triste storia di cronaca attuale, dove giovani ragazze ingenue vengono traghettate in Italia con la falsa promessa di una nuova e migliore vita. Nella sua carriera di detective si è mai imbattuto in una realtà simile oppure il libro è semplice frutto di ispirazione di nera nazionale?
La mia carriera di detective non è stata tanto appassionante nè tanto tragica come quella narrata nel libro. Certo sono entrato in contatto con strane e tristi realtà d’Italia, ma non fino a questo punto. Si può dire piuttosto che l’idea abbia preso forma concreta solo dopo il mio trasferimento in Venezuela. Conoscevo un lato della medaglia, per così dire, che era la grande affluenza di giovani donne dai paesi dell’Est e dal Sudamerica verso l’Europa; qui, invece, ho conosciuto la miseria in cui vivono certe persone, la disperazione che porta le ragazze a sognare un mondo migliore ed è stato facile fare due più due. Qui è pieno di Marisol o aspiranti tali e non dubito che molte di loro un giorno cadranno nelle grinfie di qualche Testaro; per questo ho anche sentito la necessità di dedicare il libro anche alle varie Marisol e alle loro famiglie. Purtroppo, per quanta fantasia possa avere uno scrittore, la realtà la supera sempre e non necessariamente in positivo.
A primo impatto di lettura del romanzo sembra quasi che Alle, il protagonista della storia, sia un alter ego di Alessandro Collioli: quali sono le differenze fra lei e il suo personaggio?
Grazie a Dio non mi hanno mai preso a bastonate! Questa credo che sia la differenza più rilevante, per il resto si può dire che c’è una coincidenza quasi totale. Così come c’è tra molti altri personaggi del libro che rappresentano amici o conoscenti reali, come Andrea, mio carissimo amico che, sebbene non sia un poliziotto nella vita vera, ha condiviso con me gran parte delle esperienze e delle scorribande notturne, anche se volutamente “romanzate” all’interno del libro. L’esperienza di ogni giorno ci mette a contatto con “personaggi” che vale la pena raccontare, così che non ho sentito la necessità di inventarli: erano già li disponibili, bastava solo adattarli un po’ per inserire ognuno nella trama del racconto. Che poi adattarli è anche un parolone: molti sono identici alla realtà…
Adesso, però, giusto per rimanere in tema di Alle/Alessandro, diamoci del tu: i formalismi non mi sono mai piaciuti!
Ok, diamoci del tu, Alessandro. Dall’Emilia Romagna, da Sassuolo precisamente, al lussureggiante Venezuela: come mai questa scelta radicale? Cosa ti manca della tua terra?
Beh, proprio di scelta non si può parlare. Per lo meno di scelta consapevole… è stato il caso a scegliere. L’incontro con una ragazza italo venezuelana, l’amicizia, l’amore e la decisione, questa sì, di lasciare tutto e provare un’avventura. La voglia di cambiare, la voglia di lasciarsi alle spalle gli errori e le delusioni alla ricerca di un punto d’inizio nuovo. Un po’ quello che succede all’Alle del libro… alla fine dovrà lasciarsi alle spalle molte cose per andare avanti… Più che altro mi mancano gli amici, le serate passate a chiacchierare fino al mattino di tutto e di nulla. Le esperienza vissute, il passato condiviso. Cosa che credo abbia influito molto anche nella motivazione a scrivere il libro. Delitti in Secchia, infatti, non è solo un giallo: è stato ed è anche un modo per suggellare per sempre un’amicizia. Con il libro ho voluto mandare “messaggi” e chi ha orecchie per intendere, intenderà; il tutto inserito in un contesto piacevole e divertente (credo e spero) che chiunque può leggere e apprezzare anche se non conosce i messaggi “celati tra le righe” o non ne è il destinatario.
Considerati i tragici eventi dovuti al terremoto che ha sconvolto la regione emiliana, hai deciso di devolvere parte dei proventi ricavati dal tuo libro in sostegno alle popolazioni sfollate. Come vivi da Emiliano questo momento?
Non posso che viverlo male: sono lontano e vorrei fare qualcosa ma non posso. È come se una persona cara fosse ammalata e io non la potessi accudire. Ma la mia terra è fatta di gente forte, di gente che ha le palle come si dice; si rimboccherà le maniche e sorgerà una nuova e rinnovata Emilia ancora più forte e florida. Nessun dubbio al riguardo. Ce la farete!
Progetti per il futuro? Cosa vorrebbe diventare da grande?
Mah, non saprei. Forse non voglio diventare grande. Voglio restare bambino e vivere ancora le illusioni che ho dentro. Voglio rimanere l’Alle che sogna e spera, che si illude anche se ci rimane male. È difficile, però, mantenere le illusioni e la purezza di un bambino in un mondo un po’ pazzo come quello che stiamo vivendo. Quello che so è che mi piacerebbe continuare a scrivere, questo sì, con la speranza di regalare emozioni e sorrisi e mandare ancora alcuni “messaggi” . Il Venezuela mi sta fornendo molto materiale di ispirazione anche per libri di stile e genere differente: solo 10 anni fa pensavo che il mondo fosse finito e quante cose, invece, sono successe nel frattempo… vedremo cosa ha in serbo il futuro per me!