Recensione del Fantasma di Canterville: la leziosità del comico nel giovane Wilde
Tutta le leziosità del comico, la pungente leggerezza di quell’eleganza aristocratica, snob eppure appassionante e commovente a un tempo. È la penna di un giovane Oscar Wilde al centro della recensione del Fantasma di Canterville, edito da Feltrinelli e disponibile a 6,37€ sul Feltrinelli.it, celebre racconto umoristico reso popolare dai numerosi adattamenti cinematografici e televisivi.
Il piacere dell’inutile, il diletto dello squarcio nei sentimenti così vividi e all’apparenza superficiali. Si vive così Il Fantasma di Canterville, come un’opera divertente e spensierata. Una divagazione che carezza l’immaginazione del lettore, lo porta con grazia, passo passo, verso un altro mondo. Simile al presente quanto lontano nelle forme e nei codici. Si assapora un gusto tutto inglese del bello, della raffinatezza, dei secoli che attraversano il presente nelle virtuali spoglie di Sir Simon. Fantasma di un nobiluomo del cinquecento.
A lui si oppone l’impetuoso presente di un’America arrembante, alla ricerca del lustro a cui il denaro non potrà mai provvedere. Ciò non di meno, Hiram Otis acquista il castello inglese dove aleggia Sir Simon. E l’anima inglese da aggressore si ritrova aggredito, alle prese con il parapiglia della famiglia Otis. Anch’essa, a sua volta, specchio di corde sensibili distinte. Ognuna contribuisce all’armonia d’opera entrando in scena nei momenti più salienti.
C’è la volontà dell’essere a la page, con sfumature diverse, dei due coniugi. C’è poi il materialismo del figlio maggiore Washington e la simpatica villania dei gemelli Tim e Tomb. Che renderanno dura la vita al povero spettro. Un ruolo a parte è quello giocato dalla giovane Virginia. Animo timido e sensibile, l’unica dotata del codice segreto per aprire il collegamento tra dimensione terrena e ultraterreno. Chiave di volta di una fase narrativa profonda commovente, che ci riporta al dolore e alla sua sublimazione: soffrire per/con la sofferenza dell’altro, divenire un tutt’uno con questo, trascendersi.
Virginia eroina del racconto che libera Sir Simon dalla sua condanna. Ma è anche colei che tiene per sé, custodendolo gelosamente, neppure il suo futuro marito ne saprà mai nulla, il segreto del passaggio verso l’altro, del salto verso un altrove indicibile.