I dieci errori di Napoleone nel libro di Sergio Valzania
È vero. La storia non si fa con i se e con i ma. Ci sono fatti, fonti, documenti e date. È un analisi su ciò che è stato, non su ciò che poteva succedere e non è successo.
Sergio Valzania, giornalista e autore televisivo, nel suo libro I dieci errori di Napoleone. Sconfitte, cadute e illusioni dell’uomo che voleva cambiare la storia edito dalla Mondadori (disponibile su La Feltrinelli.it a 16,15 €) fa proprio questo. Analizza dieci punti critici dell’operato dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte. In questa operazione definita un azzardo storico, l’autore isola questi dieci probabili errori a cominciare dalla ripresa delle ostilità con l’Inghilterra del 1804, sino alla battaglia di Waterloo che segna definitivamente il declino dell’avventura di Bonaparte con una sonora e dolorosa sconfitta. Valzania delinea con estrema precisione le sfaccettature di questo personaggio controverso e affascinante: un grande militare, valoroso soldato, dotato di coraggio, ingegno, abilità tattica. Un uomo avvezzo al campo di battaglia, pronto a combattere e per questo sempre disposto alla guerra, più che a strategiche azioni diplomatiche. Fu proprio questa incapacità di avere una visione geopolitica d’insieme, anche di capire le “volontà impalpabili” dei popoli che mandò fuori rotta questo grande e ambizioso imperatore. A partire da queste considerazioni si innestano quegli errore fatali che ne hanno determinato la sconfitta. Scavare nel passato, chiedersi perché potrebbe essere anche fare storia che Valzania definisce un lavoro senza fine che va fatto. Questo lavoro non intacca e non scredita minimamente la figura di Napoleone Bonaparte, ma ne da’ una nuova luce, un’altra prospettiva. Bonaparte resta sempre in un’aurea mitica, eroica, m allo stesso tempo più umana che mai e forse anche più affascinante. “La storia ha una sua natura sfuggente ed elusiva, tende a non dichiarare le proprie leggi” ribadisce Valzania. Certo potrebbe risultare arbitraria un’analisi di questo tipo, ma secondo il giornalista, in virtù di ciò che ha rappresentato Napoleone per la storia, ne è valsa la pena.