Addio a Carlo Fuentes, lo scrittore che amava il Messico
All’età di 83 anni si è spento ieri a Città del Messico lo scrittore Carlos Fuentes, uno dei maestri della letteratura latinoamericana che ha disegnato l’ascesa della cultura ispanica d’America ponendosi come icona e rappresentante genuino della narrativa messicana degli ultimi anni.
Ricoverato per problemi cardiaci in ospedale, Fuentes è morto in seguito a complicanze al cuore, problema di salute che già da tempo accompagnava il noto scrittore. A darne notizia sono stati i media locali e, in particolar modo, Felipe Calderòn, il presidente del Messico, che dal suo account Twitter si è detto profondamente rammaricato per la perdita dell’ «amato e ammirato romanziere e messicano universale», evidenziando il legame di stima e profonda ammirazione che univa i due uomini.
Fuentes si avvicinò alla letteratura, come lui stesse ha più volte precisato, attravero le opere di Mark Twain, Edmondo de Amicis ed Emilio Salgari e, nonostante la predisposizione familiare e i suoi studi lo portassero altrove, il suo primo amore fu sempre la scrittura, passione che gli valse diversi premi importanti fra i quali il Premio dell’Istituto italo – latinoamericano per «Gringo Viejo» nel 1989, il Premio Cervates e nel 2009 la Gran Cruz de Isabel la Catolica.
Figlio di un diplomatico, la vita di Fuentes è stata un continuo peregrinare, condizione che gli ha permesso di aprire la propria mente a differenti e diverse culture, di apprendere nuovi modi d’espressione e di democrazia, e di rafforzare con doppio nodo il suo legame mai dimenticato col proprio paese, il Messico, avamposto di bellezza e cultura “meticcia”, che racchiude nell’animo la potenza vitale della tradizione, ma vittima troppo spesso di una politica errata, corrotta, che non riesce a pensare al futuro e a rendere al paese il giusto posto nel mondo.
Autore di tanti importanti romanzi fra i quali ricordiamo L’ombelico della luna, La morte di Artemio Cruz, Cambio di pelle e Terra nostra, Carlos Fuentes si è da sempre battuto con passione per la politica e per il suo paese, per non permette che la vocazione rivoluzionaria di un popolo fosse trascinata alla deriva del proprio fatalismo, attendendo un fantomatico deus ex machina pronto a risolvere le cose. Con la morte di Fuentes, se ne va così un pezzo vitale del Messico, una voce che, nel tempo e fra le pagine dei suoi libri, ha urlato e combattuto per un ideale di libertà e di forza, tramutando la lotta politica in scritti e storie traboccanti di democrazia e rinnovamento, incitamento alla passione, virgulto innato del popolo latino che non può e non deve essere celato.