Vincoli di Sangue, una saga familiare nel libro di esordio di Irene di Carlo
“Così ho capito che per essere felici, a volte, bisogna passare attraverso il dolore. È inutile illudersi di poter vivere tranquilli senza mai affrontare una difficoltà, un ostacolo, una persona cattiva. […] Siamo tutti legati alla lotta. Quello che devi fare è non aver paura, non farti assillare dall’inquietudine, dallo sconforto, altrimenti cadi e non sei in grado di rialzarti. Dentro di te hai abbastanza forza non solo per te stesso, ma anche per rialzare gli altri”.
È con parole semplici spiegate a un bambino che si può ben raccontare la forza emotiva racchiusa in Vincoli di Sangue, opera prima dell’autrice emergente Irene di Carlo edito da Caosfera, che seziona il mondo degli affetti più comuni: quello della famiglia.
Vincoli di Sangue è un romanzo a metà fra il romantico e il giallo, un’ambientazione bipede all’interno della quale si svolgono gli eventi della famiglia Piersanti legata, appunto, da non trascurabili vincoli di sangue, che non sono meramente applicabili alla genetica, ma nascono dal profondo, dalla certezza assoluta che un legame umano, sia esso di discendenza o meno, generi passioni e sentimenti forti, odio e amore, vendetta e sacrilegio.
Siamo nella Perugia dei nostri giorni ed è qui che si succedono le vicende di una benestante famiglia di editori, sconvolta dalla morte sopraggiunta dell’amato primogenito Stefano e dal ritorno del figliol prodigo, Andrea, fuggito dieci anni prima per l’incomprensione atavica con il padre, Riccardo.
La di Carlo nella sua opera seziona letteralmente le vicende, i personaggi, forse peccando di ingenuità in alcuni punti, ma definendo una tavolozza psicologica delineata, sicura, quasi sempre contrapposta in coppia, Riccardo ad Andrea, Giulia a Sara, Sofia ad Anna, come quasi in un vortice di contrappunti fortemente voluti. Ognuno di questi gioca un ruolo fondamentale nel libro, ognuno è vittima delle proprie emozioni e debolezze, in un incedere di eventi che non sempre riesce ad essere controllabile.
La narrazione svolge piacevole e in modo semplice, la scrittura è liscia e senza complicazioni, anche se alcuni salti temporali risultano un po’ audaci e, forse, poco chiari, ma in compenso proprio questo essere “animoso” si rivela prezioso nella parte finale del libro, quando la verità dei legami e degli intrecci verrà man mano a galla, fra flashback attanaglianti che rivelano sconvolgenti segreti di famiglia a lungo taciuti.